L’Italia, nel corso del 2013, ha toccato il record di pressione fiscale effettiva. La pressione fiscale nel Belpaese, secondo quanto stimato dall’Ufficio studi di Confcommercio, è uguale al 53,2 per cento del Pil. Il calcolo viene effettuato al netto dell’economia sommersa che rappresenta circa il 17,3 per cento. Una percentuale che supera quella di Paesi notoriamente con un’altissima pressione fiscale come la Francia, 49,5 per cento, e la Danimarca che arriva al 51,3 per cento. Mentre la pressione fiscale apparente, calcolata sempre sul 2013, è pari al 44,1 per cento del Pil.
Anche le stime per il Pil nel 2014 sono state riviste al ribasso. Si prevede che la crescita del Prodotto interno lordo possa aumentare dello 0,3 per cento, contro lo 0,5 individuato solo due mesi fa. La stima per la crescita dei consumi è stimata ad un decimo di punto in più rispetto alla scorsa previsione, attestandosi così allo 0,2 per cento. Secondo Confcommercio la tendenza ad una crescita limitata si avrannoa nche nel 2015, quando sono stimati una crescita del Pil dello 0,9 per cento con i consumi assestati allo 0,7 per cento.
“Se non cresciamo, non solo i problemi non si risolvono, ma si acuiscono. E non si può escludere che a ottobre, per questi motivi, sarà necessaria una manovra correttiva – dichiara Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, durante il suo intervento a un convegno – È meglio una scomoda verità subito che un lento stillicidio di confuse illazioni che deprimono le aspettative di famiglie e imprese – prosegue Sangalli – E per favore, abbandoniamo l’idea di nuove tasse e di ulteriori eventuali prelievi: le tasse sono la mortificazione della crescita. Tutti i Paesi europei – conclude – crescono poco, ma l’Italia è ferma”.