Neanche questa sarà la settimana decisiva per il voto finale sulle riforme costituzionali in discussione al Senato. L’obiettivo del governo è quello di portare a casa l’approvazione della prima lettura entro l’8 agosto. Da oggi, come deciso dalla Conferenza dei capigruppo, l’Aula di Palazzo Madama lavorerà sette giorni su sette dalle 9:30 alle 24.
Una contromossa con cui la maggioranza ha reagito all’ostruzionismo delle opposizioni che hanno presentato – e poi rifiutato di ritirare – quasi ottomila emendamenti. La Capigruppo ha deciso anche di utilizzare lo strumento parlamentare cosiddetto “tagliola”, che consente una drastica riduzione del numero di emendamenti da discutere. Una decisione “antidemocratica” per Sel, Movimento 5 Stelle e Lega Nord che, una volta venuti a conoscenza della decisione dal presidente del Senato Pietro Grasso, hanno dato vita a un corteo spontaneo verso il Colle per chiedere il rispetto dei loro diritti in Aula. Manifestazione spontanea che non ha avuto seguito perché il Capo dello Stato non ha potuto riceverli per via di una “indisposizione”.
“Non è un problema di ore, di giorni, non dobbiamo fare le riforme correndo perché dobbiamo farle, ma certo non possiamo pensare a chi dice sempre no, a chi immagina di portarci nella palude”, ha ribadito il premier Matteo Renzi, che continua a dirsi favorevole a una trattativa e a un accordo, purché il testo condiviso dalle forze di maggioranza (e da Forza Italia, grazie al Patto del Nazareno) non venga stravolto. “C’è chi vuole bloccare tutto. E c’è chi vuole cambiare, iniziando da se stesso. Dalla vostra capacità di tenuta dipende molto del futuro dell’Italia. Siamo chiamati a una grande responsabilità: non la sprecheremo”, ha scritto Renzi, rivolgendosi in una lettera ai senatori.
“So che vedere il Senato costretto a perdere tempo senza poter discutere in modo civile ma attraverso emendamenti burla è triste. È umiliante, immagino, trascorrere il vostro tempo prezioso a discutere di argomenti assurdi, come cambiare il nome della Camera dei Deputati in Gilda dei Deputati”, ha proseguito il premier Matteo Renzi nella lettera.
Nella seduta di venerdì, il Senato ha dato il via libera al decreto sulla Competitività delle imprese, su cui il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha posto la questione di fiducia. L’approvazione è arrivata con 159 sì e un no: in pratica nessuno dei senatori dei gruppi di opposizione ha partecipato al voto. Il testo, che contiene importanti misure sull’Ilva e il cosiddetto “spalma-incentivi”, ora passa alla Camera.
La discussione sulle riforme costituzionali riprenderà in Senato dopo il voto al dl Cultura siglato dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. In Aula alla Camera arriva invece il decreto Madia sulla riforma della Pubblica amministrazione, che prevede, tra l’altro, la riforma del sistema pensionistico per i dirigenti pubblici.