È altissima la tensione in Libia, da due settimane teatro di violenti scontri tra milizie rivali, con un bilancio di almeno 97 morti e 400 feriti. Lo stesso governo ad interim, guidato dal primo ministro Abdallah al Thini, ha avvertito del rischio di “crollo totale dello Stato”.
Il deteriorarsi della situazione a Tripoli ha spinto gli Stati Uniti a evacuare tutto il personale diplomatico americano per via terrestre. Un appello a lasciare la Libia è stato lanciato nelle ultime ore anche dai governi di Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Italia, Belgio, Spagna, Malta e Turchia. Stanno lasciando il paese anche 3000 cittadini filippini, per lo più medici e infermieri, con rischi concreti di indebolimento del settore sanitario.
L’incendio di un importante serbatoio di carburante, colpito da un razzo, sta minacciando Tripoli. Già evacuati, secondo l’agenzia di stampa internazionale Misna, i quartieri vicini all’aeroporto. Vano finora l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno esaurito le riserve in acqua e si sono ritirati nella notte dall’impianto gestito dalla Compagnia nazionale petrolifera (Noc). I vertici della Noc temono che la potente esplosione del serbatoio possa provocare una “catastrofe” in un raggio di 5 km. Sulla sua pagina Facebook il ministero del Gas e del Petrolio ha invitato i residenti ad abbandonare immediatamente le proprie abitazioni.
Nel contempo si è ampliata l’area della capitale coinvolta in scontri, sempre più intensi, tra gruppi armati sia nel quartiere dell’aeroporto che nella periferia sud di Tripoli, che ospita diversi siti militari e civili. La situazione è altrettanto instabile nella città orientale di Bengasi, dove, sulla carta è previsto per il prossimo 4 agosto l’insediamento del nuovo Parlamento.