Quello che una volta era uno dei petrolchimici più grandi d’Europa oggi è a rischio: la raffineria Eni di Gela è ferma da maggio, a causa di un incendio che ha danneggiato parte dello stabilimento e che ha bloccato i finanziamenti promessi. I dipendenti del petrolchimico siciliano però non ci stanno: l’età media è sotto i 40 anni e sono tutti tecnici specializzati, in sciopero.
Sono 1.200 gli ultimi operai della raffineria di Gela e con loro in piazza per lo sciopero generale ci sono anche i 1.800 dell’indotto: il minacciato disimpegno dell’Eni – che aveva promesso 700 milioni di investimenti per la riqualificazione dell’impianto di Gela – potrebbe tradursi nella chiusura del petrolchimico. E sono troppi i tremila posti di lavoro a rischio.
Al comizio conclusivo della manifestazione ha partecipato anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, per il quale la giornata odierna “è stata una risposta forte, decisa, di una città e di lavoratori consapevoli, ai quali si sono stretti attorno altre maestranze della Sicilia, i sindacati, le istituzioni”.
“L’Eni – ha detto – deve fare i conti con questa resistenza, che non sarà breve ma di lunga durata, perché non possiamo permettere l’abbandono di una città che viene spremuta come un limone e poi gettata via”.
Per il sindaco di Gela, Angelo Fasulo, è a rischio non solo il posto di lavoro per ciascun dipendente, ma il futuro stesso della città. “Non permetteremo queste scelte insensate che non hanno nemmeno una logica economica. – ha detto – Subiamo il tradimento per la cancellazione di un piano di sviluppo che solo un anno fa avevamo costruito insieme all’Eni”.
“Da Gela parte una richiesta precisa: mettere al primo posto il bisogno di difendere con le unghie e coi denti il lavoro che c’è e di crearne dell’altro. Non esiste un’idea di ripresa in questo Paese se non si parte dal lavoro”, ha detto Susanna Camusso, segretario della Cgil, presenta allo sciopero: “A Gela una soluzione è possibile. Non siamo di fronte a un’azienda in difficoltà. Per il bene del Paese, può decidere di non distribuire dividendi e di investire invece le risorse guardando in prospettiva. Se si vogliono fare scelte di investimenti innovativi, penso al bio-fuel, queste si affiancano non si sostituiscono alla raffineria”.
A lanciare un avvertimento forte ad azienda e istituzioni è il segretario della Cisl Sicilia Maurizio Bernava: “Non lasciate solo questo territorio e la Sicilia, ascoltate l’appello di questo movimento popolare, non costringeteci a farlo diventare un movimento di lotta permanente. Perché – avverte – se ci lasciate soli tra silenzi, inganni e bugie, l’unico strumento che ci resta è bloccare il metano che transita da Gela verso l’Italia e verso l’Europa”.
“Grande manifestazione generale oggi a Gela per salvare uno dei più importanti impianti della Sicilia e tutelare il futuro dei lavoratori. Ancora una volta, chiediamo al Governo Renzi di cambiare rotta e di avviare azioni e interventi immediati per la salvaguardia del settore energetico”, dice il segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone sul posto con i lavoratori, che aggiunge: “Migliaia di famiglie dicono che non molleranno. E non lo farà nemmeno questo sindacato. Dopo domani è previsto un incontro al ministero dell’Industria ma la Uil proseguirà comunque con iniziative di protesta e manifestazioni. Non lasceremo i lavoratori di Gela da soli”.
“Non si può cancellare una realtà industriale come quella di Gela. Il confronto deve ripartire dall’accordo siglato il 19 luglio dello scorso anno che prevedeva investimenti per 700 milioni di euro e la riqualificazione della raffineria”. Lo ha detto Maurizio Bernava, segretario regionale della Cisl-Sicilia, intervenendo al comizio conclusivo della manifestazione organizzata a tutela della Raffineria.
Al presidente della Regione Rosario Crocetta attribuisce, invece, un ruolo determinante il segretario della Cgil-Sicilia, Michele Pagliaro, secondo il quale “Crocetta, nel corso di queste ultime settimane, ha assunto una serie di impegni in ordine alla possibilità di ritirare la firma sull’accordo sottoscritto con Assomineraria”. “Noi auspichiamo che ci sia questa determinazione fino in fondo. – ha aggiunto – L’Eni non può andare via dopo avere sfruttato questa regione e queste potenzialità e abbandonare un sito che può essere strategico non solo per la Sicilia ma anche per il resto del Paese”.