“È la settimana decisiva sulle riforme”, annuncia il premier Matteo Renzi,al ritorno a Roma dal suo viaggio in Africa. Al Senato, infatti, sarebbe arrivato il momento delle votazioni sulle leggi di riforma costituzionale che riguardano il Senato e il Titolo V. E gli emendamenti da votare sono circa otto mila. “Mi pare difficile che si inizi a votare oggi. Inizieremo l’illustrazione degli emendamenti” al ddl del governo, dice la relatrice Anna Finocchiaro (Pd).
“Ci sono alcuni punti – prosegue Finocchiaro – su cui sono intervenuti moltissimi colleghi di diversi schieramenti, che meritano un approfondimento. Certamente gli istituti di democrazia diretta come i referendum e le leggi di iniziativa popolare. Ma anche la partecipazione del Senato alle decisioni europee e all’approvazione del bilancio, un profilo molto delicato. E poi il capitolo delle nomine delle istituzioni di garanzia”. La discussione infatti è proseguita per tutta la giornata.
Si surriscalda subito il dibattito nell’Aula di Palazzo Madama. La seduta prende il via puntuale ma il M5S polemizza sulla decisione assunta la scorsa settimana di non calendarizzare, come richiesto, l’esame di un testo per abolire le province. Ne nasce un vivace scambio di battute con il presidente Pietro Grasso.
“Non facciamo polemiche sterili, cerchiamo di andare avanti con comportamenti consoni all’Aula”, ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso, in risposta al M5s, che gli contesta di non permettere un intervento sul regolamento. “Non sbatta il regolamento sul tavolo”, è il richiamo di Grasso a Vincenzo Santangelo. “Da me non ha mai avuto l’imposizione di non parlare – risponde Grasso – Perché dobbiamo sempre esasperare i toni? Vuole provocare la guerra?”.
“È stato un privilegio partecipare alla discussione generale” sulle riforme ha affermato il ministro Maria Elena Boschi in Aula al Senato. “Non sono mancate polemiche e in alcuni casi anche contestazioni ma è il bello del dibattito e della democrazia. Lo dico perché ne sono convinta e ne è convinto il governo che ha sempre rivendicato l’ascolto di tutti, il dialogo e il confronto. L’abbiamo fatto, lo dico senza tema di smentita, anche sulle riforme costituzionali”.
“Ci potrà essere un tentativo di rallentare questo cambiamento – ha aggiunto Maria Elena Boschi -, un ostruzionismo che ci può portare a lavorare una settimana di più e sacrificare un po’ di ferie ma manterremo la promessa di cambiare perché questa urgenza deriva da noi”.
“Tredici senatori del Pd sono intervenuti in Aula in discussione generale” per chiedere di cambiare il testo del governo di riforma del Senato: “Questo è un dato incontrovertibile”, afferma però il senatore dem Corradino Mineo, parlando con i cronisti a Palazzo Madama. I cosiddetti ‘dissidenti’ sarebbero però secondo Mineo anche di più: “Dovrebbero essere una ventina”.
“Ho sentito alcuni parlare di svolta autoritaria – ha continuato il ministro Boschi -. Questa è una allucinazione e come tutte le allucinazioni non può essere smentita con la forza della ragione. Non c’è niente di autoritario. Parlare di svolta illiberale è una bugia e le bugie in politica non servono”.
La risposta del Movimento 5 Stelle non tarda ad arrivare, con il capogruppo in Aula al Senato Vitro Petrocelli: “A nome del mio gruppo ribadisco al presidente del Consiglio e al ministro Boschi, di cui non ho apprezzato il senso dell’intervento, che continueremo, in questi giorni, a mettere sui binari del treno delle riforme un sasso, due sassi, centomila sassi”.