Oltre cinquanta morti in appena 24 ore: a Gaza l’esercito israeliano continua la sua avanzata via terra, con i tank che si spostano lenti ma inesorabili, e intanto continua l’offensiva aerea. Venerdì sera, durante un raid israeliano a Beit Hanun, nel nord della Striscia di Gaza, hanno perso la vita 4 bambini: tre erano fratelli, uccisi con altre cinque persone della famiglia. Una delle tante che vivono il dramma della crisi tra il governo di Netanyahu e Hamas, spazzata via dalle bomba di Israele, che in undici giorni ha fatto 292 vittime.
Hamas di contro ha lanciato due missili verso Ashdod e Ahskelon, intercettati dal sistema antimissile Iron Dome. La situazione diventa sempre più tesa: l’Onu ha chiesto con urgenza il cessate il fuoco. Senza, sarebbe impossibile applicare i sussidi umanitari in modo efficiente. Ban Ki-Moon intanto prende un volo diretto per Tel Aviv, chiarendo subito che: “Israele deve fare molto di più per fermare l’uccisione di civili”. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha poi condannato il lancio di razzi da Gaza, pur rimanendo “allarmato dalla pesante risposta israeliana”.
La macchina della diplomazia si attiva in modo farraginoso. Il presidente degli Usa Barack Obama ha chiamato Netanyahu per esprimere la sua solidarietà: “Nessun paese può accettare che razzi siano sparati ai suoi confini”. Ma intanto Abu Maze, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, prova a mediare con Hamas e preme per il cessate il fuoco.