A 22 anni dalla strage di via D’Amelio, la lotta contro la mafia registra “grandi passi avanti”. A dirlo è il capo della polizia Alessandro Pansa che ha commemorato a Palermo gli agenti di scorta vittime delle stragi di mafia. L’ha fatto nel giorno del 22/mo anniversario dell’eccidio di Via D’Amelio, deponendo una corona d’alloro davanti alla lapide posta nel Reparto Scorte della caserma Pietro Lungaro a Palermo. Alla domanda se tutta la verità è venuta fuori sulla stagione delle stragi, Pansa ha detto che “spetta alla magistratura il compito di andare fino in fondo per svelare eventuali altre verità”.
“È indispensabile non dimenticare che un’azione di contrasto sempre più intensa alla criminalità organizzata trae linfa vitale dallo sforzo di tutti nell’opporsi al compromesso, all’acquiescenza e all’indifferenza”: le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sono affidate a una lettera per Manfredi, il figlio di Paolo Borsellino: “”Paolo Borsellino univa all’eccezionale competenza professionale ed al coraggioso impegno con cui combatteva la mafia la profonda convinzione che il contrasto alle organizzazioni criminali non si esaurisce nell’opera di repressione, ma deve generare un radicale cambiamento culturale al fine di affermare il primato del diritto contro ogni forma di violenza e di sopraffazione”.
“Alla speranza di una generale evoluzione nei comportamenti individuali e collettivi che conduca alla sconfitta della mafia deve accompagnarsi l’auspicio che i processi ancora in corso possano fare piena luce su quei tragici eventi, rispondendo così all’anelito di verità e giustizia che viene da chi è stato colpito nei suoi affetti più cari e che si estende all’intero Paese”.
“È pertanto indispensabile – si legge ancora nel messaggio – non dimenticare che un’azione di contrasto sempre più intensa alla criminalità organizzata trae linfa vitale dallo sforzo di tutti nell’opporsi al compromesso, all’acquiescenza e all’indifferenza. Come ho ricordato in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, alla speranza di una generale evoluzione nei comportamenti individuali e collettivi che conduca alla sconfitta della mafia deve accompagnarsi l’auspicio che i processi ancora in corso possano fare piena luce su quei tragici eventi, rispondendo così all’anelito di verità e giustizia che viene da chi è stato colpito nei suoi affetti più cari e che si estende all’intero Paese. Con questo spirito – conclude Napolitano – e nel commosso ricordo di sua madre, rinnovo a lei, alle sue sorelle, ai suoi famigliari e a quelli degli agenti di scorta i sentimenti di gratitudine e di solidarietà di tutti gli italiani”.
Il giorno del ricordo di Paolo Borsellino, in una Palermo che brulica di persone, non è scevro di polemiche. Ad alzare la voce, nella tarda sera di venerdì, è stato l’ex pm Antonio Ingroia, intervenuto alla conferenza ‘Un Paese senza verità’ organizzato da Antimafia Duemila “Il nostro Capo dello Stato deve andare a testimoniare al processo sulla trattativa a Palermo, deve venire a raccontare la verità di cui è custode”. Ingroia ha contestato il presidente del Consiglio, Renzi “il rottamatore che non ha speso una parola in difesa dei magistrati condannati a morte da Riina” e ha criticato la mancanza di “un progetto legislativo a sostegno della magistratura, mentre c’è un disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati, non è questo – ha detto – quello che volevamo da questo parlamento. Sarebbe servita anche una Commissione sulle stragi seria che non avesse paura di approfondire la verità”. Poi l’ex magistrato è tornato a commentare il processo sulla trattativa Stato-mafia: “In quell’aula bunker le gabbie sono vuote perché i responsabili di quelle stragi sono all’esterno.
Chi invece vuole calmare le acque e pensare solo a Borsellino è la sorella Rita: “Pensiamo che non sia opportuno che in via D’Amelio vengano le persone che hanno perso il diritto di ricordare Paolo, è una polemica che non ho voluto, ma qui deve venire chi sente il bisogno di farlo, anche se sono poche persone. Non ho mai attaccato le istituzioni, semmai sono le persone che talvolta occupano dei ruoli da cui dovrebbero essere allontanate”.
“Parliamo di quello che è accaduto in questi 20 anni, quando la verità sembrava a portata di mano e invece è stata occultata per costruirne un’altra, a chi interessava e perché? Siamo vicini ai magistrati che lavorano su un terreno minato”, ha aggiunto la Borsellino “Bisogna stare molto attenti, ma non alimentare polemiche create ad arte per distogliere l’attenzione dalle cose importanti”.
“Il ricordo di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta, al di là delle doverose commemorazioni, interroga ciascuno di noi, interroga tutte le istituzioni sull’impegno quotidiano di contrasto a mafia e mafiosità, ricorda quanto sia necessario in sede giudiziaria, storica e politica fare verità e giustizia sulla ignobile trattativa Stato Mafia”, ha invece commentato Leoluca Orlando, sindaco di Palermo.
In via D’Amelio, ci sono almeno 150 giovani e aumenteranno. Sono i giovani dai 6 ai 14 anni dei quartieri Zen, Cep, Borgo Nuovo e centro storico arrivati con i pullman messi a disposizione dalla Guardia di Finanza per ricordare il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta. A promuovere l’iniziativa, come ogni anno, gli attivisti del Laboratorio Zen insieme. “Proviamo a trasmettere loro un messaggio di legalità – spiega Mariangela Di Gangi, presidente dell’associazione – specialmente in quei quartieri popolari dove spesso neanche la scuola riesce ad arrivare”.