Sono stati oltre 3.500 – per la precisione 3.510 – i migranti su barconi in difficoltà soccorsi negli ultimi due giorni dalle navi della Marina militare inserite nell’operazione Mare Nostrum. In particolare, a bordo della rifornitrice di squadra Etna ci sono attualmente 2.128 profughi, soccorsi nei giorni scorsi dalla stessa nave, dalla corvetta Sfinge e dalle motovedette delle Capitanerie di Porto.
A bordo del pattugliatore Orione e della corvetta Sfinge ci sono rispettivamente 706 e 488 migranti soccorsi nelle ultime 36 ore. Sono intervenute nei soccorsi anche due motonavi civili che, dirottate verso le imbarcazioni in difficoltà, hanno imbarcato rispettivamente 99 e 88 profughi.
Sono giunti a Pozzallo (Ragusa) questa mattina i migranti soccorsi dalla nave “Peluso” della Guardia Costiera, erano a bordo di un barcone di legno di 18 metri a 40 miglia da Tripoli. Di nazionalità siriana e nigeriana i profughi sono 251 di cui 224 uomini, 25 donne e 2 minori. Tre donne in gravidanza sono state trasferite nella divisione di Ginecologia dell’Ospedale di Modica per accertamenti.
Un altro barcone con oltre 350 migranti siriani, eritrei e somali, tra cui oltre 110 donne e una trentina di bambini è giunto stamattina alle 5.30 nel porto di Lampedusa (Ag), sfuggendo ai controlli dell’operazione Mare nostrum. I profughi sono stati accolti da militari dell’esercito, impiegato nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure”. Il barcone che trasportava gli immigrati di origine sub sahariana e siriana ha attraccato al molo di commerciale, dove i soldati, tra cui due mediatori culturali, hanno contribuito all’accoglienza e soccorso.
E un gruppo di 94 migranti è stato soccorso dalle motovedette della Capitaneria di porto sottocosta a Lampedusa (Ag). Al porto approderanno dopo mezzogiorno. Sono invece 352, fra cui 97 donne e 42 minori, i migranti sbarcati stanotte direttamente sull’isola e bloccati dai carabinieri. I profughi sono stati portati al centro d’accoglienza di contrada Imbriacola dove già erano ospitati 200 extracomunitari.
Il compito dei mediatori culturali, oltre a quello di garantire la sicurezza del Centro di Soccorso e Prima Accoglienza, è anche quello di dare assistenza agli immigrati. Il contributo offerto agli immigrati e, conseguentemente, ai soccorritori si è rilevato spesso indispensabile per scongiurare situazioni di pericolo.
Intanto da diverse ore non risponde più al telefono un giovane etiope che ieri sera aveva lanciato un disperato appello alla madre, dicendo di trovarsi a bordo di un barcone che stava affondando fuori dalle acque territoriali italiane al largo delle coste siciliane. La vicenda è stata raccontata dalla madre, che vive a Bolzano. La donna, che ha quattro figli e che vive in una struttura protetta lavorando saltuariamente, ieri aveva lanciato l’allarme.
Il figlio diciottenne – così riferisce la donna – che era detenuto in un campo profughi in Libia era riuscito a fuggire imbarcandosi alla volta dell’Italia. Alcune ore dopo che la sua imbarcazione era salpata, il drammatico appello alla madre, che si era messa in contatto con la Caritas e con la Questura di Bolzano, che a sua volta aveva avvertito la Guardia costiera di Lampedusa. Le ricerche subito avviate avevano permesso di stabilire che il barcone segnalato dalla donna era partito da Tripoli e stava navigando verso l’Italia.