Occhi puntati sul ministero per lo sviluppo economico, stamani, dove l’Eni illustrerà il suo nuovo piano industriale alla luce delle scelte di disimpegno annunciate per il settore della raffinazione, con quattro (delle sue cinque) raffinerie da fermare, gli investimenti da revocare e gli interventi sulla chimica da rinegoziare. In pericolo sono le raffinerie di Gela (dove l’azienda ha revocato investimenti per 700 milioni di euro perché ne starebbe già programmando la chiusura), di Livorno, di Taranto e di Venezia (per una parte).
In discussione anche i programmi di sviluppo del polo chimico di Priolo, dove erano previsti interventi per 400 milioni di euro. All’odierno incontro col governo saranno presenti il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta e il sindaco di Gela, Angelo Fasulo. Nella raffineria gelese, intanto, la tensione non si allenta. I blocchi ai cancelli continuano con particolare riguardo alla stazione di approdo del gasdotto con la Libia, GreenStream. Per garantire il cambio al personale turnista il prefetto di Caltanissetta ha dovuto procedere alla precettazione del personale.
Si tratta di una quarantina di lavoratori addetti agli impianti delle utilities e ai servizi di sicurezza. Ma sarebbero pochi perché ci sono zone a rischio dello stabilimento non presidiate. Il numero dei precettati potrebbe quindi aumentare. I sindacati, intanto, stanno organizzando un calendario delle giornate di lotta.
Domani mattina, a Roma, è stato convocato il coordinamento nazionale delle categorie operanti nei singoli comparti dell’Eni. In programma una giornata di sciopero nazionale nel settore dell’Energia, della chimica e delle gomme. La data che troverebbe il favore di tutti è il 29 luglio, giorno in cui a Gela si vuole effettuare l’annunciata, grande manifestazione popolare, alla quale avrebbero già dato la propria adesione i vertici nazionali di Cgil, Cisl e Uil.