I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati dalla Guardia di finanza, hanno eseguito il fermo, emesso dalla Dda, di 8 persone per associazione mafiosa e porto e detenzione illegale di armi dalle finalità mafiose.
Al centro delle indagini le dinamiche delle cosche Pesce e Bellocco di Rosarno all’indomani della scarcerazione del boss Umberto Bellocco dopo 21 anni di detenzione, e gli interessi del clan nel traffico di armi e stupefacenti.
Il provvedimento è stato emesso al termine di due filoni di indagini svolte nella Piana di Gioia Tauro: la prima, tra settembre 2012 e ottobre 2013, finalizzata alla cattura dell’allora latitante Giuseppe Pesce, 34 anni, inteso Testuni, divenuto reggente dell’omonima cosca all’indomani della cattura, il 9 agosto 2011, del fratello maggiore Francesco, 36 anni; la seconda, effettuata tra i mesi di gennaio e giugno 2014, nei confronti di Umberto Bellocco, 77 anni, (suocero di Giuseppe Pesce) e di altri appartenenti all’omonimo sodalizio, di cui l’anziano boss è il capo fondatore.
Per quanto riguarda la prima indagine, il fermo di indiziato di delitto, il 16 aprile 2013, di Domenico Sibio (uomo di fiducia di Giuseppe Pesce) e l’esecuzione di ordinanza custodiale, il 5 maggio 2013, nei confronti della moglie del latitante, Ilenia Bellocco, 45 anni, hanno indotto il latitante a costituirsi.
La prosecuzione dell’attività ha consentito di dimostrare le complesse dinamiche associative sviluppatesi all’interno della società di Rosarno, a seguito della scarcerazione dello storico boss Umberto Bellocco, avvenuto nel mese di aprile 2014, dopo una detenzione durata oltre un ventennio.
È fin da subito emerso lo spessore criminale di Umberto Bellocco, il quale usufruendo dell’ausilio dei suoi più stretti sodali, la maggior parte appartenenti al medesimo contesto familiare, ha tentato di riaffermare la propria leadership, anche attraverso il ripristino di preesistenti relazioni con esponenti apicali di altre cosche mafiose e la riorganizzazione delle attività illecite della cosca sul territorio rosarnese.
Sono stati documentati, infine, gli interessi della cosca mafiosa nel traffico di sostanze stupefacenti, nel cui ambito si inseriscono le convergenze investigative della Guardia di Finanza, che vedono coinvolto Umberto Emanuele Oliveri, nipote di Umberto Bellocco, prescelto dallo zio quale referente della potente cosca di ‘ndrangheta, per il traffico di droga condotto attraverso il porto di Gioia Tauro.