L’Aifa chiederà un allargamento del numero di pazienti che hanno diritto al Sofosbuvir, il farmaco per l’epatite C la cui contrattazione è stata rinviata a fine settembre, per uso compassionevole. Lo ha affermato il direttore generale dell’Aifa Luca Pani a margine della presentazione del rapporto Osmed oggi a Roma.
”A venerdì i pazienti che ricevevano il trattamento per uso compassionevole erano 394, e sono 1200 quelli immediatamente gestibili – ha spiegato Pani -. Aifa intende però chiedere alla Commissione Tecnico Scientifica di allargare l’uso compassionevole anche ai pazienti con carcinoma trattabile che siano in lista per il trapianto”. La trattativa, ha spiegato Pani, si è interrotta su richiesta dell’azienda produttrice, che per la prima volta si trova a decidere il prezzo da praticare a un farmaco che potrebbe andare a centinaia di migliaia di pazienti, mentre i paesi dove la trattativa si è conclusa hanno molti meno malati.
”L’azienda ha chiesto un ‘clock stop’, che è uno dei suoi diritti, per valutare gli impatti farmaco-economici di una scala di trattamenti che non era di poche migliaia o poche decine di migliaia di pazienti ma diverse centinaia di migliaia – ha sottolineato – e questo cambia le valutazioni di impatto”. L’Italia fa parte di un network di 14 paesi europei che collaboreranno per la contrattazione.
”L’Italia è il paese leader di questa alleanza – ha affermato Pani – noi negoziamo con l’azienda dicendo che possiamo accettare il prezzo medio europeo di 37mila euro, ma questo significa che per trattare 20mila pazienti dobbiamo affrontare un costo complessivo di 740 milioni di euro in un anno. Si può fare tutto, ma poi gli altri 200mila pazienti?”.