Intimidazione e diffida per la Regione siciliana da parte di un gruppo di tre associazioni autonomiste, che contestano l’accordo sottoscritto lo scorso 5 giugno, dal presidente della Regione Rosario Crocetta con il ministero dell’Economia. Sulla base di quell’accordo, la Regione si è impegnata a ritirare, entro il 30 luglio, tutti i ricorsi contro lo Stato relativi alle impugnative di leggi o di atti in materia di finanza pubblica in cambio di circa 500 milioni di euro, fondi derivanti dalla rinegoziazione del patto di stabilità.
Il documento delle tre associazioni è indirizzato a Palazzo d’Orleans e chiede, entro novanta giorni, “in ragione dei profili di nullità evidenziati, a disdettare ogni accordo fraudolentemente concluso in danno dei cittadini e dei contribuenti siciliani” perché l’accordo del 5 giugno determina “un ingiustificato incremento della tassazione a fronte della rinuncia al gettito di fonti finanziarie acclarate dalla Corte costituzionale in violazione dello Statuto regionale”.
Secondo gli autonomisti, inoltre, il presidente della Regione non era autorizzato a sottoscrivere un accordo di questa portata con lo Stato, senza coinvolgere il resto della giunta e senza un avallo dell’Assemblea regionale siciliana. In questo modo, infatti, si è determinata “una evidente violazione dello Statuto e dell’ordinamento regionale”. Nel documento, inoltre, si chiede di ridurre le addizionali fiscali ingiustificatamente mantenute alla massima aliquota altrimenti la Regione potrebbe essere chiamata a risarcire i contribuenti siciliani.
Le tre associazioni sono rappresentate da Gaetano Armao, che proprio nei giorni scorsi ha visto archiviare l’indagine che lo vedeva tra i coinvolti, con l’ipotesi di concorso nella bancarotta fraudolenta della società Pea, Palermo Energia Ambiente. “L’accusa contro di me era a dir poco singolare: mi si contestava un concorso nella presunta bancarotta di una societa’ per avere chiesto, da consulente quale ero, una parcella, tre anni prima dell’istanza di fallimento”.