“Voglio dimostrare di essere innocente”: Massimo Bossetti ha deciso di parlare con i pm, dopo settimane di silenzio, spinto dalla voglia di chiarire. Ma le voci sul fantomatico “secondo nome” che l’operaio di Mapello avrebbe potuto fare agli inquirenti sono state smentite: Bossetti ha voluto parlare soprattutto per chiarire che molte delle notizie pubblicate sui quotidiani non corrispondono al vero.
Principalmente, il presunto assassino sostiene di non avere “mai visto Yara”. E per spiegare come il suo Dna sia finito sui vestiti della ragazzina uccisa a Bembrate Sopra il 26 novembre del 2010, avrebbe raccontato la sua versione. Negli ultimi giorni si era parlato di come l’uomo soffra di epistassi: qualcuno potrebbe avere usato i suoi attrezzi da lavoro per tagliare i leggins e gli slip di Yara.
I legali di Bossetti, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, al termine dell’interrogatorio annunciano che Bossetti “ha risposto a tutte le domande dei pm”. E mantengono i piedi ben saldi a terra: “Questa è una indagine pazzesca e non possiamo credere di poterla smontare in una settimana”.
Sulla vicenda del Dna però al momento non ci sono novità: “Nel corso dell’interrogatorio il nostro assistito ha anche proposto una risposta alternativa rispetto a quella adombrata dalla procura per la presenza delle sue tracce biologiche sugli indumenti di Yara, ma per il momento la questione è protetta da segreto istruttorio”.
Alla fine i legali hanno confermato che chiederanno “la ripetizione dell’esame del Dna e aspettiamo la chiusura dell’indagine per conoscere a nostra volta in modo più approfondito le carte della procura”.