Luigi Di Maio (M5S): “Incontreremo il Pd lunedì alle 15”. Davide Faraone (Pd): “L’incontro sarebbe inutile”. Poi la chiusura di Roberto Speranza, capogruppo del Partito democratico a Montecitorio: “Il Pd – spiega Speranza alla presidente Laura Boldrini – considera questo confronto molto serio ed importante per il dibattito democratico nel nostro Paese e per dare più forma al percorso delle riforme. Proprio per questo riteniamo imprescindibile che tale confronto possa svolgersi solo dopo che saranno pervenute formali risposte alle questioni indicate nei giorni scorsi dal Partito democratico”.
Il nuovo tavolo si sarebbe dovuto svolgere nel pomeriggio di oggi, ma è stato annullato perché i Dem chiedono che i grillini formalizzino un documento per iscritto sui 10 punti posti dal Pd “altrimenti – spiega in una nota Davide Faraone, componente della segreteria del Pd – c’è il concreto rischio che l’incontro sia inutile”.
Un aut aut che era arrivato nonostante l’apertura del parlamentare pentastellato Luigi Di Maio, considerata “apprezzabile” dai luogotenenti del Pd, ma insufficiente. Di Maio in un’intervista ha affermato che il M5S “è pronto al dialogo con il Pd, è un’occasione storica”. Della lettera inviata dai Democratici, ha poi spiegato che i grillini condividono otto punti su dieci quindi l’intesa sembra oggi possibile.
Le riserve riguardano il premio di maggioranza e il doppio turno, punti sui quali il vicepresidente della Camera ha rassicurato: “Non siamo contrari a prescindere né al doppio turno né al premio di maggioranza. Stiamo valutando i dettagli, al vertice li esporremo”. Quindi, appuntamento oggi alle 15.
E sulla riforma più urgente, quella del Senato, attesa per questa settimana alla prova dell’Aula, continua lo scontro tra il premier Matteo Renzi e Corradino Mineo, che con il senatore Vannino Chiti è a capo della fronda dei Democratici per l’elettività dei senatori. “Ma conta di più Mineo o un consigliere regionale?”, si chiede Marco Galluzzo (sul Corriere della Sera, n.d.r.), attribuendo la domanda al presidente del Consiglio dei ministri.
“Ma vi pare? Sono solo un giornalista il quale, una volta eletto – ha scritto in una nota su Facebook Mineo – ha continuato a dire quel che pensava. Sono io il pericolo per l’Italia? Colui al quale non si può lasciare ‘il paese in mano’, altra intemperanza del Premier? Suvvia, siamo seri per una volta. Se Renzi ha scelto me è forse perché si vogliono nascondere ben altre difficoltà ed errori assai più gravi”.