La processione “per” il boss della ‘ndrangheta | La Dda apre un’inchiesta sui “portatori”

di Redazione

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La processione “per” il boss della ‘ndrangheta | La Dda apre un’inchiesta sui “portatori”

| lunedì 07 Luglio 2014 - 16:04

Trenta secondi sotto casa del boss della ‘ndrangheta Peppe Mazzagatti. “L’inchino” della Madonna delle Grazie durante la manifestazione religiosa del 2 luglio a Tresilico, frazione Oppido Mamertina, in Calabria ha scatenato una serie di reazioni, dal ministro Alfano alle forze dell’ordine che osservavano la manifestazione. Adesso la Dda di Reggio Calabria ha deciso di avviare un’indagine sulla processione.

La prima cosa che si vuole capire è se ci siano dei rapporti tra i portatori della statua della Madonna e il boss. La Dda cerca di scoprire anche in che modo era organizzata la processione: la sosta era stata programmata o decisa all’ultimo momento?

In Calabria il legame tra potere e vita religiosa è forte, da anni. Per la prima volta dei carabinieri hanno detto “no” a ciò che stava accadendo, abbandonando la manifestazione e raccogliendo prove per far partire un’inchiesta.

E c’è chi, come il presidente dei vescovi calabresi, monsignor Salvatore Nunnari, è dispiaciuto che ad abbandonare la processione siano stati soltanto i carabinieri e non i sacerdoti. Addirittura il vescovo ha dichiarato che se esercitasse in quella città “per un po’ di anni” non farebbe processioni.

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(g.m.) La notizia del giorno non è che una processione popolare, in determinati comuni del Sud, si fermi a “ossequiare” un potente più o meno malavitoso. Semmai, la notizia è che questa volta si è verificata una palese dissociazione da parte delle forze dell’ordine. I carabinieri che lasciano la processione sono un bel segnale. Se anche i sacerdoti avessero seguito l’esempio sarebbe stato ancora meglio.

Ma credo che vada valorizzato l’intervento del Papa che non più tardi di quindici giorni fa, proprio dalla Calabria, aveva di fatto “scomunicato” i militanti della mafia e della ndrangheta. Non va dunque sottovalutata la singolare protesta dei detenuti di Larino (Molise) che si sono astenuti in blocco dalla Messa domenicale in carcere. Una risposta che definirei “piccata”, che però da l’idea di come certe frecciate di Bergoglio abbiano centrato il bersaglio. E’ la conferma – se ce ne fosse bisogno – che questo Papa, dietro il suo aspetto bonario e familiare, sa prendere di petto i problemi e sa incidere con durezza dove molti altri avrebbero dovuto e non sono riusciti. 

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