Dicono che i giocatori del Brasile piangono un po’ troppo, tanto da convincere Scolari a chiamare una psicologa per rendere questa nazionale più forte. Ma il pianto disperato di Neymar, uscendo dal campo su una barella durante i quarti di finale contro la Colombia, la psicologa e Scolari possono perdonarlo. L’asso del Brasile esce dai Mondiali, nel peggior modo possibile: una ginocchiata di Zuniga a tempo scaduto e la frattura di una vertebra.
Uno stop dalle 4 alle 6 settimane per l’attaccante. Uno stop che significa non poter alzare la tanto agognata Coppa del Mondo. Il Brasile è stanco, non brilla, rischia tanto contro la Colombia ma ci crede e agguanta la semifinale. C’è già chi parla di “finalissima” contro l’Argentina. Quel che è certo è che Neymar non giocherà: trasportato in ospedale,i medici hanno riscontrato il gravissimo infortunio decretando che per lui il campionato del Mondo è finito.
Fuori dall’ospedale, il popolo brasiliano si è stretto attorno al campione. Un vero e proprio pellegrinaggio per Neymar, con preghiere e pianti sotto la sua finestra. Una veglia che ricorda alla nazionale brasiliana che il calcio, aldilà del dramma della povertà e delle polemiche sulle assurde opere incompiute, è una passione che arde: i brasiliani sono forti e adesso il Brasile orfano di Neymar deve esserlo ancora di più.