L’ennesimo gommone disperso nel Canale di Sicilia, l’ennesima tragedia dell’immigrazione: si cercano circa ottanta migranti, di cui non si sa più nulla dal naufragio del natante su cui viaggiavano, avvenuto qualche giorno fa. La notizia, resa nota dall’Unhcr che ha raccolto le testimonianze di alcuni superstiti, è stata confermata dalla procura di Catania che ha aperto un’inchiesta.
I sopravvissuti al naufragio sono arrivati ieri nel porto di Catania a bordo della nave Orione insieme ad altre centinaia di profughi. Su queste dichiarazioni sono state avviate le indagini da squadra mobile e Capitaneria di porto di Catania, coordinate dal procuratore Giovanni Salvi.
“Secondo gli elementi fin qui raccolti, il naufragio sarebbe avvenuto per le pessime condizioni del gommone, che era sovraffollato. Sul natante infatti risulta che si trovavano 101 persone”, ha affermato il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, che ha aperto un’inchiesta sul naufragio di un gommone avvenuto nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. “Indagini avviate dalla Squadra Mobile di Catania e dalle Capitanerie di Porto fanno ritenere che vi siano una settantina di dispersi nel naufragio, dal quale si sono salvate 27 persone soccorse da un mercantile” conferma Salvi, che precisa: “queste informazioni sono provvisorie e dovranno essere oggetto di ulteriore verifiche”.
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A bordo dell’imbarcazione, hanno raccontato i superstiti, c’erano bambini che si sono sentiti male; molta gente ha bevuto acqua di mare per non morire disidratata. I tre immigrati subsahariani sono caduti in mare, mentre il ragazzo marocchino si è tuffato per cercare di raggiungere una nave che aveva visto in lontananza. Di queste persone non si è più avuto notizia. I due siriani, invece, sono stati visti morire dopo essere caduti in mare. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati esprime profondo dolore per le nuove tragedie nel Mar Mediterraneo ed elogia l‘operato della Marina Militare Italiana “per l’incessante azione di soccorso che ha portato al salvataggio di oltre 5.000 persone in sole 48 ore e senza il cui prezioso intervento il numero delle vittime sarebbe indubbiamente maggiore”.
I settanta dispersi si aggiungono alle quaranta vittime dell’ultima tragedia, asfissiate su un barcone lunedì: su quella nave traballante erano in 600. Secondo le stime dell’Unhcr, basate anche sul racconto dei sopravvissuti, sono circa 500 i migranti e rifugiati morti nel Mediterraneo dall’inizio del 2014. Nonostante gli enormi sforzi sostenuti delle autorità italiane e l’aiuto costante prestato dalle imbarcazioni private, sottolinea l’organizzazione, centinaia di migranti e rifugiati innocenti continuano a perdere la vita alle frontiere d’Europa. “Queste ulteriori tragedie dimostrano che i rifugiati non hanno altra possibilità se non rischiare la vita nella traversata del Mediterraneo per cercare rifugio da guerre e persecuzioni”, sottolinea l’Unhcr, che ribadisce la necessità che i governi forniscano urgentemente alternative legali ai pericolosi viaggi per mare, quali ad esempio il reinsediamento, l’ammissione per ragioni umanitarie e l’accesso agevolato al ricongiungimento familiare, garantendo alle persone disperate e bisognose di un rifugio la possibilità di cercare e trovare protezione e asilo.
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(g.m.) I politici italiani, sul tema degli sbarchi, da mesi discutono, parlano, si confrontano, dialogano, polemizzano, interpellano, approfondiscono, analizzano, obiettano, esaminano e vagliano.
I migranti, più semplicemente, muoiono.