Si qualifica il Belgio e forse è giusto così. Passa la squadra più forte (per l’Argentina sarà un osso duro) ma esce dal Mondiale la squadra americana allenata da Klinsmann che ha impressionato per freschezza e coraggio e che ha avuto la chances per un’impresa pazzesca.
Ancora una volta finisce ai tempi supplementari, rivoluzionati dall’ingresso in campo di Lukaku. E’ lui che confeziona l’azione che porta al gol di De Bruyne al 92′, suo il gol che chiude la gara al 104′. Finita? Neanche per idea. Prima azione del secondo supplementare e gli Usa riaprono la partita con Green, appena entrato. E un minuto dopo Usa a un soffio dal 2 a 2 con Jones. E via di seguito con altre palle gol, ogni azione un pericolo. Fosse finita 10 a 9 non sarebbe stato uno scandalo.
Da spettatori neutrali – ad un certo punto della gara – poco importava chi avrebbe passato il turno. Avremmo voluto assistere ad altri due tempi perché la gara è stata avvincente.
Belgio e Stati Uniti sono uno spot del calcio. Giocano dal primo all’ultimo minuto per vincere, rinunciano a qualsiasi speculazione tattica, magari commettono errori ma vanno tutti a cento all’ora, senza sprecare un secondo nemmeno sui falli laterali, assetati dalla voglia di vincere. Non sono di sicuro le superpotenze di questo Mondiale ma meritano (e ricevono) entrambe l’applauso incondizionato del pubblico che si è divertito ed emozionato come dovrebbe essere sempre. Il tutto condito da belle giocare in velocità, verticalizzazioni di gioco, parate, sombreri, cross taglienti e coraggio nelle conclusioni.
Da italiani viene un po’ da rosicare. Una partita così, in Italia, la vedi una volta all’anno. E invece in questo Mondiale stiamo vedendo spesso tutto quello che manca al calcio nazionale: vale a dire, sportività, fair play, bel gioco, voglia di segnare e non di difendersi, pochi falli e poche ammonizioni, poche proteste e stadi pieni di gente e di entusiasmo.
E’ un mistero che la partita sia finita 0 a 0 dopo i 90 regolamentari perché ci sono state almeno una trentina di palle gol, la maggior parte delle quali a favore del Belgio (poco cinico sotto porta e penalizzato dal portiere Howard che è stato un protagonista) ma l’ultima – clamorosa – al 92′ capitata sul piede di Wondolowski che ha sprecato clamorosamente il gol della vita e della qualificazione.
Rinunciamo alla cronaca che richiederebbe un libro. Solo il tempo di aggiungere che anche i supplementari sono stati un festival di emozioni (e stavolta anche di gol), fra il Belgio che cerca il gol della sicurezza e gli Usa che inseguono il pareggio fino all’ultima stilla di sudore. Bravi, davvero.