Strage di Lampedusa, arrestati 5 trafficanti | Tra stupri e torture, i dettagli dell’orrore

di Redazione

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Strage di Lampedusa, arrestati 5 trafficanti | Tra stupri e torture, i dettagli dell’orrore

| martedì 01 Luglio 2014 - 08:11

Trecentosessantasei vittime: il mare di Lampedusa il 3 ottobre del 2013 accolse il numero infinito di vittime di quella che si rivelò una strage. E adesso quella tragedia ha dei presunti colpevoli: 5 persone arrestate, 4 ricercate, 5 indagate. Il personale del Servizio centrale operativo e delle Squadre Mobili di Palermo ed Agrigento hanno scovato gli indagati nelle province di Agrigento, Catania, Milano, Roma e Torino.

>LA STORIA DELLA TRAGEDIA A LAMPEDUSA

I provvedimenti sono stati emessi dalla Dda di Palermo. Le accuse, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, nonché di favoreggiamento dell’immigrazione e della permanenza clandestina, aggravati dal carattere transnazionale del sodalizio malavitoso.

Al vertice dell’organizzazione di sarebbero un sudanese, John Mahray, e un etiope, Ermias. Ma restano cinque indagati a piede libero. Due indagati sono in Africa, uno in Svezia e il quarto a Roma. Sono state svolte diverse perquisizioni e gli investigatori hanno sequestrato denaro in contante, documenti su trasferimento di soldi attraverso money transfer e altro materiale utile per le indagini.

La polizia racconta dettagli agghiaccianti: sulla nave della morte, i migranti erano costretti a subire “continue violenze fisiche e reiterate torture che hanno subito numerosi migranti, nonché i ripetuti stupri, anche di gruppo, cui sono state sottoposte diverse donne”. A “raccogliere” i migranti a Karthoum sarebbe stato Mahray: dal Sudan, veniva trasferiti a Tripoli in Libia dove Ermias li teneva segregati fino al momento della partenza.

Le indagini hanno consentito di ricostruire le rotte e le tappe intermedie (caratterizzate spesso da stupri di massa e segregazioni) di quello e di numerosi altri terribili viaggi della speranza compiuti da centinaia di migranti, spinti e sfruttati durante le peregrinazioni, dai componenti di un pericoloso network malavitoso transnazionale, composto da soggetti eritrei, etiopi e sudanesi, i cui principali esponenti sono anch’essi destinatari del provvedimento restrittivo.

Si trovano nel vano ghiacciaia, dove si custodisce il pesce durante la navigazione, i circa 30 migranti morti su un peschereccio mentre stavano cercando di raggiungere l’Italia. È quanto emerge da un’ispezione dei locali compiuti dalla Squadra Mobile della Questura. In un primo momento era stato reso noto che le salme erano nella sala macchine, che è attigua al locale di tre metri per tre circa, in cui sono stati trovati i cadaveri.

Anche attraverso mirate attività tecniche è stato possibile verificare come l’attività di reclutamento e trasporto in Italia di consistenti flussi di migranti trovasse un importante appendice nel nostro Paese in attive ed efficienti “cellule” eritree, capaci di favorire la permanenza degli extracomunitari e prepararne l’approdo in altri stati del nord Europa e del Nord America.

I cinque arrestati nell’operazione Glauco sono: Tesfahiweit Woldu nato in Eritrea, 24 anni, residente ad Agrigento, Samuel Weldemicael, nato a Segheneyti (Eritrea) 26 anni, residente ad Agrigento, Mohammed, Salih nato in Eritrea 24 anni, residente ad Agrigento, Matywos Melles, nato a Asmara (Eritrea), 47 anni, residente ad Agrigento, Nuredin Atta Wehabrebi, nato ad Asmara (Eritrea) 30 anni, residente ad Agrigento.

Sono ancora ricercati Yared Afwerke, nato in Eritrea 24 anni, residente ad Agrigento, Shamshedin Abkadt, nato a Wukro (Eritrea) 29 anni, residente a Milano, Ermies Ghermaye alias Ermias nato Ghermay nato in Etiopia e domiciliato a Tripoli (Libia), John Maharay nato in Sudan domiciliato a Khartoum (Sudan).

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