Se hai Messi in squadra hai certamente piùà chances degli avversari. Se hai Messi che inventa anche al 118′, quando tutti sono con i crampi, la vittoria è certa. Messi decide anche questa partita, anche se non compare nel tabellino dei marcatori. Ma il gol di Di Maria è almeno per il 50% merito della Pulce. Azione in velocità, Messi attira addosso a sè gli avversari e smista un pallone con il contagiri per Di Maria che indovina il diagonale vincente.
Se poi hai anche la fortuna di avere il palo che al 121′ respinge un colpo di testa da due metri di Dzemaili c’è proprio il sospetto che sia il tuo Mondiale. Nemmeno la punizione dal limite al 125′ consente alla Svizzera di raggiungere i calci di rigore (il tiro di Shaqiri si infrange sulla barriera) dopo che Di Maria non è riuscito a centrare la porta avversaria con un tiro da 40 metri con il portiere Benaglio nell’altra area a cercare il gol della disperazione.
Argentina come la Germania, dunque. Vittoria ai supplementari e con grande fatica nonostante i favori del pronostico. La qualificazione in fondo è meritata e probabilmente ha vinto la squadra più forte e con più prospettive. Ma se ce ne fosse bisogno, quest’ottavo di finale conferma che non esistono più partite facili e che qualunque avversario ormai è attrezzato.
L’Argentina, nei novanta minuti regolamentari, ha dato l’impressione di voler controllare la partita nel primo tempo e di forzare il ritmo nel secondo tempo. Il problema però è sempre il solito, se non inventa qualcosa Messi anche la teorica superiorità tecnica conta poco: si era già visto con il debole Iran, battuto solo da una prodezza di Messi nel finale. Higuain si è visto poco, Di Maria ha cercato di inventare ma ha fatto più fumo che arrosto, se si escludono gli ultimi 10 minuti. E la Svizzera, lontana parente di quella che aveva subito cappotto dalla Francia, ha fatto un figurone, creando anche di più nel primo tempo.
Grida vendetta l’occasione del 28′ con Mehmedi al tiro, la respinta di piede di Romero e il successivo tiro troppo centrale di Lichtsteiner. L’Argentina si è mossa da squadra compatta ma delle tante azioni offensive solo pochissime si sono tramutate in vere occasioni da gol. Anzi, la Svizzera avrebbe potuto segnare in contropiede al 39′ ma Drmic tutto solo davanti a Romero si è impappinato concludendo malissimo un’azione che meritava miglior sorte.
Nel secondo tempo, dopo due iniziali conclusioni elvetiche, la pressione argentina è stata molto più consistente e soprattutto più continua ma con il solito “vizietto”: o ci mette il piede Messi o diventa tutto scontato. Rojo, con una conclusione strana, crea problemi a Benaglio che poi è miracoloso su un colpo di testa di Higuain (finalmente).
Messi sale in cattedra, è il suo momento: conclude con un tiro alto di poco un’azione che lui stesso aveva avviato, poi serve a Palacio una bella palla che termina di poco fuori e quindi conclude in porta con un tiro velenoso dopo un eccellente controllo e dribbling: Benaglio è bravissimo anche perché vede sbucare il pallone all’ultimo.
Se a un minuto dalla fine l’Argentina avesse segnato con Palacio dopo una superba azione personale di Messi (tre avversari saltati e assist) sarebbe venuto giù lo stadio. E invece arrivano i supplementari nei quali succede di tutto, ma proprio di tutto.