Quasi 600 emendamenti e sub-emendamenti presentati al ddl del governo sulle riforme istituzionali: il percorso delle riforme è lungo e ha avuto inizio alle 16, in commissione Affari Costituzionali al Senato. E la maggioranza adesso tiene: sono stati bocciati 15 emendamenti su cui i relatori e il governo avevano espresso parere negativo.
Renzi ha già annunciato gli incontri, fondamentali, con Forza Italia, Movimento 5 Stelle e con i parlamentari del Pd. Ma anche Berlusconi dovrà riunire i suoi parlamentari prima dell’incontro con Renzi: i forzisti che non vogliono votare il testo Boschi probabilmente dovranno capitolare.
Il punto più delicato è senza dubbio l’immunità da assegnare ai componenti del nuovo Senato. Le acque si sono calmate dopo l’incontro tra Fi e il ministro Boschi: lo scudo al Senato resta ma non uguale a quello che vige alla Camera.
I malumori più forti si concentrano dunque sull’elezione diretta o meno dei senatori: il democratico Vannino Chiti ha presentato un emendamento in favore dell’elezione diretta, con la firma di 35 senatori tra cui almeno 20 della maggioranza. Ma il patto del Nazareno prevede una elezione di secondo grado.
E la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha accantonato per ora, come annunciato, gli emendamenti agli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione che riguardano la composizione della Camera e del Senato e il metodo di elezione dei senatori. Si tratta dei temi sui quali è ancora aperta la discussione all’interno dei partiti e sui quali Forza Italia si esprimerà giovedì in un’assemblea.
Approvato invece il primo degli emendamenti dei relatori che definisce le funzioni della Camera e del nuovo Senato. Forza Italia e Lega hanno votato con la maggioranza: “Il presidente della Repubblica può nominare” 5 senatori per “altissimi meriti”: la durata della carica è di 7 anni, senza possibilità di un rinnovo”.
Ci sono anche parecchie modifiche proposte sull’elezione del Presidente della Repubblica ma anche sui numeri del nuovo Parlamento. Alcuni emendamenti vorrebbero tagliare i parlamentari di Montecitorio, oltre a quelli del Senato.
Il ddl approderà il Aula al Senato il 3 luglio e sembra ormai una corsa contro il tempo. Ma giovedì quello a Palazzo Madama non sarà l’unico appuntamento per Matteo Renzi: il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) ha lanciato la sua proposta. “Renzi, non c’è tempo da perdere e tanto da fare. Incontriamoci giovedì per la legge elettorale“.
E Renzi intanto mantiene la promessa di iniziare i lavori sulla riforma della giustizia entro il 30 giugno. Non ci credeva più nessuno e invece il Consiglio dei ministri ha approvato il piano del governo sulla giustizia in dodici punti. Tra le novità la riduzione dei tempi dei processi.