Tre bombe sono esplose nei pressi del Palazzo presidenziale del Cairo, uccidendo 2 persone e ferendone 6: il gruppo jihadista Ajnad Masr, che ha rivendicato diversi attentati avvenuti nella capitale egiziana nei mesi scorsi, aveva avvertito di aver piazzato alcune bombe in quella zona, ma di non averle fatte esplodere per evitare di uccidere civili.
La prima bomba ha causato il ferimento di 3 spazzini, la seconda ha ucciso un colonello della polizia e altri tre agenti che erano alla ricerca di altri ordigni da disinnescare: la tv di stato ha riferito che nella seconda esplosione è rimasto ucciso anche un altro ufficiale delle Forze armate, mentre altre fonti attribuiscono all’ufficiale un grado superiore.
In questi giorni l’Egitto è scosso dalle proteste contro il colpo di stato che portò alla deposizione dell’allora presidente Morsi, il 3 luglio dello scorso anno. L’ex capo dell’esercito, Abdel-Fattah el-Sissi, a maggio è stato eletto nuovo presidente del Paese, ma i sostenitori di Morsi sono decisi a segnare con il sangue la ricorrenza: in un comunicato, dicono di voler trasformare “il primo anniversario del colpo di Stato (che si celebra oggi 30 giugno, ndr.) in un incubo per i golpisti che hanno tradito il loro paese”.
La settimana scorsa erano avvenute cinque esplosioni in alcune stazioni della metropolitana e alcune bombe, piazzate in un tribunale e in un centro per le telecomunicazioni, hanno ucciso 2 persone e ferite altre 6.
Le autorità hanno recentemente confermato 183 condanne a morte, tra cui quella della Guida suprema dei Fratelli musulmani: gli attentati sono infatti la risposta alla repressione degli islamisti in Egitto.