Papa Francesco in una lunga intervista rilasciata al quotidiano “Il Messaggero” parla di politica e di crisi economica e spirituali. “Penso sia difficile rimanere onesti in politica – spiega Francesco – A A volte vi sono persone che vorrebbero fare le cose chiare, ma poi è come se venissero fagocitate da un fenomeno endemico, trasversale. Non perché sia la natura della politica, ma perché in un cambio d’epoca le spinte verso una certa deriva morale si fanno più forti”.
Secondo il Pontefice esiste una crisi molto profonda della politica che “si è svalutata, rovinata dalla corruzione, dal fenomeno delle tangenti. La corruzione purtroppo è un fenomeno mondiale. Ci sono – continua – capi di Stato in carcere proprio per questo. Mi sono interrogato molto, e sono arrivato alla conclusione che tanti mali crescono soprattutto durante i cambi epocali. Stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamenti, ma un cambio di epoca che alimenta la decadenza morale, non solo in politica, ma nella vita finanziaria o sociale”.
Lo sfruttamento economico e sociale dei bambini è uno dei temi che sembrano prendere più nel vivo lo spirito del Papa “venuto dalla fine del mondo”. “Mi fa soffrire – spiega – Per alcuni lavori manuali vengono usati i bambini perché hanno le mani più’ piccole. Ma i bambini vengono anche sfruttati sessualmente”. Per coloro che consumano il sesso a pagamento con prostitute minorenni Papa Francesco dichiara senza mezzi termini che si tratta di pedofili e che questi problemi si risolvono “con una buona politica sociale”.
Sulla povertà Francesco spiega: “Marx non ha inventato niente, la Chiesa da sempre pensa ai deboli – continua – i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. Marx non ha inventato nulla”. Secondo Francesco non basta aiutare poveri o chi si è impoverito. “Un affamato posso aiutarlo affinché non abbia più fame, ma se ha perso il lavoro e non trova più occupazione, ha a che fare con un’altra povertà. Non ha più dignità. Magari può andare alla Caritas e portarsi a casa un pacco viveri, ma sperimenta una povertà gravissima che rovina il cuore. Tante persone vanno alla mensa e di nascosto, piene di vergogna, portano a casa del cibo. La loro dignità è progressivamente depauperata, vivono in uno stato di prostrazione”.
Parlando invece della sua Chiesa e delle decisioni che prende nella gestione del suo pontificato spiega di non essere solo a decidere. “Grazie Grazie a Dio non ho nessuna Chiesa, seguo Cristo. Non ho fondato niente. Dal punto di vista dello stile non sono cambiato da come ero a Buenos Aires. Sul programma, invece, seguo quello che i cardinali hanno chiesto durante le congregazioni generali prima del conclave. Il Consiglio degli otto cardinali – prosegue – era stato chiesto perché aiutasse a riformare la curia. Cosa peraltro non facile perché si fa un passo, ma poi emerge che bisogna fare questo o quello, e se prima c’era un dicastero poi diventano quattro. Le mie decisioni sono il frutto delle riunioni pre conclave. Nessuna cosa l’ho fatta da solo”.