Ancora in salita la strada della riforma del Senato. Trentacinque senatori, di cui 18 della maggioranza (16 del Pd, più Mario Mauro e Salvatore Buemi) hanno depositato un sub-emendamento che ripropone il Senato elettivo. Un nuovo tentativo, dopo quello del senatore democratico Vannino Chiti e Corradino Mineo di stravolgere il testo proposto dal Consiglio dei ministri guidato da Matteo Renzi, che annulla l’elezione diretta dei parlamentari di Palazzo Madama.
In sintesi, gli obiettivi principali delle proposte, presentati nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato Vannino Chiti, Falice Casson, Mario Mauro, Francesco Campanella e Loredana De Petris, sono: riduzione del numero dei parlamentari per il Senato ma anche per la Camera, elezione diretta dei senatori su base regionale in concomitanza con le elezioni regionali, ripristino della Circoscrizione Estero, ampliamento delle competenze del Senato.
A rischio non è tanto il voto in Commissione quanto quello in aula. Se i 18 non votassero a favore diventerebbero determinanti i voti degli altri partiti, come Fi e Lega. Il lavoro “politico e diplomatico” del premier e del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi deve necessariamente continuare per portare a casa la riforma a cui Renzi ha legato a doppia cima la sopravvivenza del suo governo.
“Mi voglio mettere di traverso perché questa riforma sancisce una deriva autoritaria – ha detto Mario Mauro (Pi). – Questi sono emendamenti politici – ha aggiunto – e su questi dobbiamo fare proseliti, alimentare il dibattito a 360 gradi non solo ora, ma durante tutto il percorso delle riforme che richiederà quattro letture da parte di Camera e Senato”.