“Le prostitute hanno il diritto di essere pagate” | L’innovativa sentenza del Tribunale di Roma

di Redazione

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“Le prostitute hanno il diritto di essere pagate” | L’innovativa sentenza del Tribunale di Roma

| mercoledì 25 Giugno 2014 - 17:49

Il Tribunale di Roma si è espresso in merito al caso di una prostituta nigeriana che aveva minacciato via sms un cliente che le doveva dare i 100 euro pattuiti per una prestazione sessuale, condannando la donna a 4 mesi di reclusione e riqualificando il reato contestato da estorsione (con cui rischiava dai 6 ai 20 anni di reclusione) in violenza privata.

“Tra le prestazioni contrarie al buon costume ai sensi dell’art. 2035 codice civile – si legge nella sentenza del collegio giudicante, con presidente Marcello Liotta e giudice estensore Paola Di Nicola – non può essere ricompreso l’esercizio della prostituzione (…) trattandosi di attività ampiamente diffusa nella collettività oltre che consentita dall’ordinamento giuridico”. Anzi, “se un profilo di contrarietà al buon costume c’è (…) esso riguarda il cliente che approfitta della prestazione sessuale della prostituta”.

“Secondo l’orientamento consolidato”, il “rifiuto del cliente a pagare è un atto consentito poichè nessuna forma di tutela è prevista per ottenere detto compenso non essendo riconosciuto il diritto di pretenderne il pagamento”, ma il Tribunale di Roma, dopo un’analisi sul fenomeno della prostituzione in Italia e in Europa e sul concetto di “buon costume”, ha riconosciuto questo diritto alla prostituta.

“Il profitto della prostituta è giusto – per questo motivo è decaduto il reato di estorsione – anche perchè, nel caso concreto, la donna nigeriana, giovanissima, che non conosce una parola di italiano e proprio per questo inevitabile vittima di tratta e di sfruttamento (…) non può collocarsi su un piano di parità rispetto al suo cliente italiano, professionalmente inserito, economicamente forte, che si serve in modo arrogante proprio di questa posizione di potere per non pagare i servizi sessuali ricevuti”.

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