Ciro Esposito non ce l’ha fatta. Il tifoso colpito da alcuni spari di pistola il 3 maggio durante gli scontri prima della finale di Coppa Italia è morto al policlinico Gemelli di Roma, dove era ricoverato da quasi due mesi nel reparto di rianimazione. Ieri si erano susseguite le voci sulla sua morte, nella notte c’è stata l’ufficialità.
Una grave complicazione aveva colpito il giovane tifoso napoletano negli ultimi giorni. In una nota il direttore del Centro rianimazione del Gemelli, Massimo Antonelli, spiega che Esposito è morto “per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali”.
Esposito era clinicamente morto, tenuto in vita solo dai macchinari. Già ieri era stato chiaro che si andava verso il peggio, quando l’ospedale ha fatto sapere che “i supporti vitali non riescono a tenere sotto controlla la funzionalità degli organi”.
La famiglia di Esposito è riunita a Roma per piangere la morta del trentunenne, gestore di un autolavaggio a Scampia. La mamma Antonella e il padre Giovanni erano accanto a lui nel momento più tragico. In un comunicato, i parenti di Ciro invitano tutti alla calma: non vogliono vendetta ma “giustizia”.
Intanto l’autopsia sul corpo di Esposito è stata disposta per questo pomeriggio. Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha annunciato di voler proclamare il lutto cittadino per la morte di Ciro. Sarà l’auditorium di Scampia ad ospitare la camera ardente del giovane.
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