Almeno 34 morti e una cinquantina di feriti: è il bilancio, ancora provvisorio, diffuso dall’agenzia di stampa ufficiale Sana, e riportati dall’agenzia internazionale Misna, a poche ore dall’attentato verificatosi nel villaggio di Al Horra, nella provincia di Hama (centro), controllato dalle truppe governative. Le autorità di Damasco accusano i ribelli per l’esplosione dell’autobomba che, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), avrebbe causato 37 vittime e più di 40 feriti.
L’attentato è stato rivendicato con un messaggio su Twitter dal Fronte islamico, una coalizione di insorti in lotta contro il regime del presidente Bashar Al Assad. La provincia centrale di Hama è in parte sotto il controllo delle forze governative e in parte sotto il dominio della ribellione.
Ieri altre sei persone sono rimaste uccise nell’esplosione di un’autobomba a Homs (nord), nel quartiere di Akrameh, di confessione alawita, quella di Assad. L’aviazione siriana ha anche a attuato una ventina di raid contro Mleiha, bastione ribelle a est di Damasco in posizione strategica tra l’aeroporto e la regione della Ghuta orientale, controllata dagli insorti.
Intanto fonti della società civile del quartiere di Al Hajar Al Aswad, al sud di Damasco, contro il quale le autorità hanno lanciato un assalto, denunciano la sospensione dell’erogazione dell’acqua da due settimane come “strumento di pressione” del regime. In tutto 20.000 civili, di cui molte donne e bambini, sono rimasti senza acqua.