“Li ho uccisi io e poi sono andato a vedere la partita”: è questa la confessione di Carlo Lissi, 31 anni, marito di Maria Cristina Omes, 38 anni, e padre di Giulia e Gabriele, rispettivamente di 4 anni e 20 mesi, accoltellati nella loro villetta a Motta Visconti nel Milanese.
“Voglio il massimo della pena” avrebbe detto Lissi, arrestato nella notte e trasportato nel carcere di Pavia, che dopo un lungo interrogatorio è crollato. È stato lui a indicare agli inquirenti dove si trovava l’arma del delitto, un tombino del paese. A quanto è emerso dalle prime informazioni, l’uomo si sarebbe innamorato di una collega: è stato a quel punto dell’interrogatorio che Lissi è crollato, quando gli inquirenti gli hanno prospettato l’ipotesi di un possibile movente.
Nei dettagli forniti dai carabinieri nel corso dell’incontro con i giornalisti è emerso che la donna, mentre veniva assassinata, avrebbe chiesto al marito: “Perché?”. Evidentemente era all’oscuro della passione che l’uomo provava per un’altra donna e che sarebbe alla base del folle gesto. La signora, di cui gli inquirenti conservano il massimo riserbo, avrebbe ammesso le avance ricevute da Carlo Lissi.
Voleva essere libero Carlo Lissi ma non voleva separarsi: “Con il divorzio i figli restano lo stesso” avrebbe detto.
LA DINAMICA – La donna e i due figli sono stati brutalmente assassinati con numerose coltellate in casa, una villa nella zona residenziale di Motta Visconti. Lissi e la moglie Cristina avevano appena avuto un rapporto intimo, mentre i bambini dormivano. Vestito solo della biancheria intima, con lucidità folle, Lissi è andato in cucina a prendere un coltello ed è tornato in salotto.
La moglie stava guardando la tv. Lui è arrivato da dietro, l’ha colpita al collo e all’addome con vari fendenti. Lei ha cercato di reagire, ma lui l’ha colpita anche con un pugno. I bambini non si svegliano. Lissi va prima dalla bambina, la colpisce alla gola e la uccide. Poi va dal più piccolo e uccide anche lui.
Dopo il triplice omicidio, come se niente fosse, si fa la doccia, esce e va con un amico al pub “Zymè” per vedere la partita della nazionale italiana.
I DUBBI DEGLI INQUIRENTI – Carlo Lissi, aveva dato l’allarme poco dopo le 2 di mattina di domenica, quando aveva raccontato di aver trovato i tre corpi senza vita rientrando in casa dopo la partita Italia-Inghilterra, vista in compagnia di amici. Ma gli inquirenti non erano convinti della sua versione: come mai i suoi vestiti non erano sporchi di sangue, dopo aver trovato i suoi cari privi di vita? Come mai non aveva provato a rianimarli?
In un vano tentativo di depistaggio Lissi voleva fare credere che si fosse trattato di un tentativo di rapina finito nel sangue. La cassaforte infatti era stata trovata aperta con piccole somme di denaro mancanti. Ma sulla porta d’ingresso non risulta alcun segno di effrazione.