Dopo il no di Obama all’invio delle truppe Usa in Iraq, gli Stati Uniti stanno considerando un attacco con droni per fermare l’avanzata dell’Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) nel paese. Lo ha annunciato John Kerry, segretario di Stato Usa. E ci sarebbe anche un primo contatto tra Casa Bianca e Iran per una eventuale collaborazione per la risoluzione della crisi in Iraq.
Kerry ha anche contattato telefonicamente i ministri degli Esteri di Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar per discutere la situazione dell’Iraq e la necessità che i leader del Paese lavorino insieme. Intanto ieri il dipartimento di Stato ha reso noto che la sicurezza dell’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad è stata rafforzata, e che alcuni membri del personale verranno trasferiti fuori dalla città.
Secondo indiscrezioni al momento impossibili da verificare, i jihadisti avrebbero ucciso 1700 soldati, tra agenti e persone sospettate di collaborare con il governo e hanno diffuso alcune immagini Twitter. Nelle ultime ore, sul fronte nord di Bagdad, sarebbero stati uccisi 297 militanti, secondo il generale Qassim al-Moussawi, portavoce dell’esercito dell’Iraq.
La capitale irachena Bagdad è al momento teatro di violente esplosioni e che i jihadisti sunniti dell’Isis, hanno conquistato Tal Afar, vicino al confine siriano e a 60 chilometri dalla città di Mosul, la seconda città del Paese, dalla settimana scorsa sotto il loro controllo. Per alzare un argine intorno alla capitale il premier Nuri al Maliki ha creato una cintura difensiva e continua a reclutare volontari che diano il loro contributo.
Dalle prime ore del mattino i caccia dell’aviazione irachena stanno compiendo una serie di raid nelle zone a sud di Mosul per preparare il lavoro alle truppe di terra. Il comandante provvisorio delle forze di terra dell’esercito dell’Iran, il generale Kiomars Heidari, ha reso noto che Teheran ha incrementato le sue difese lungo il confine occidentale con l’Iraq, anche se non ci sono immediate minacce alla frontiera.
E in Spagna, contro la rete di jihadisti, sono stati eseguiti dalla polizia a Madrid nove arresti e una dozzina di perquisizioni. Ne danno notizia fonti del ministero degli interni in un comunicato. L’organizzazione aveva ramificazioni in Spagna, Francia, Tunisia, Marocco, paesi dai quali inviava soldati della jihad in Siria e in Iraq, dove Isis ha messo sotto scacco il governo di Bagdad. Fra gli arrestati, marocchini, spagnoli e un argentino convertito all’Islam, incluso il presunto capo della cellula, Lahcen Ikassriem, 47 anni, sposato e con una figlia, residente nel madrileno quartiere della Concepcion