Chiusa la sede regionale del Pd in Sicilia, personale in cassa integrazione

di Redazione

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Chiusa la sede regionale del Pd in Sicilia, personale in cassa integrazione

| lunedì 16 Giugno 2014 - 14:43

Chiusa la sede regionale del Pd in Sicilia. Da oggi tutto il personale in servizio al partito, nei locali di via Bentivegna a Palermo, è in cassa integrazione. Il provvedimento coinvolge 13 dipendenti. Da stamattina il telefono della segreteria squilla a vuoto.

La cassa integrazione per il personale è a zero ore per 12 mesi, fino al 15 giugno del 2015. Riguarda otto amministrativi (6 impiegati, un coordinatore dell’ufficio e un responsabile), 2 giornalisti, 2 autisti e 1 addetto alle pulizie. In base alle verifiche in corso sui conti e sui versamenti non ancora in cassa, il tesoriere, Tuccio D’Alessandro, presenterà un’ eventuale proposta di reintegro di parte del personale, con una rotazione della cassa integrazione.

La proposta dovrà tuttavia essere oggetto di trattativa tra le parti. Tutto quello che riguarda la parte amministrativa e operativa, compresa la comunicazione del partito regionale, al momento è ferma e non si sa quando riprenderà. Gli uffici comunque possono essere utilizzati dai politici che dispongono delle chiavi per organizzare riunioni.

I “morosi”, eletti e nominati, che non versano le quote dovute al partito, in base a quanto prevede lo statuto del Pd, potrebbero incorrere nella sospensione dal gruppo parlamentare se il caso riguarda un deputato regionale, fino anche all’espulsione. La verifica sulle singole posizioni di parlamentari ma anche di assessori del governo Crocetta, dovrebbe scattare già la prossima settimana, con la convocazione della Commissione regionale di garanzia del Pd. I garanti effettueranno un rapido monitoraggio alla luce delle condizioni di cassa del partito in Sicilia, che hanno costretto a mettere in cassa integrazione a zero ore per un anno tutto il personale della segreteria regionale, 13 dipendenti, provocando di fatto la chiusura della sede regionale.

Il “buco” dovuto ai mancati versamenti ammonterebbe a circa 500 mila euro. Tra i “morosi” c’è anche il parlamentare Corradino Mineo che dovrebbe versare al partito 25 mila euro come una tantum per essere stato inserito nella lista alle politiche in posizione di elezione. Nei giorni scorsi, Mineo aveva parlato di richiesta di “pizzo” da parte del partito siciliano.

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