Continuano i casi di violenza sulle donne in India: oggi il cadavere di una ragazzina di 16 anni è stato trovato appeso a un albero nella periferia di un villaggio del distretto di Moradabad, nello Stato di Uttar Pradesh, che si è aggiudicata il macabro titolo di “capitale indiana di violenza contro le donne”.
Soltanto ieri, una donna di 44 anni è stata trovata impiccata con un sari (il tradizionale abito indiano) ad un albero nello Stato dell’Uttar Pradesh: l’autopsia ha confermato gli abusi sessuali, che secondo i familiari sarebbero stati compiuti da un branco di uomini, le cui generalità sono stati incluse nella denuncia sporta dagli stessi. La vittima aveva denunciato la scorsa settimana l’esistenza di una “mafia” dei liquori prodotti illegalmente e non è chiaro se ciò possa avere implicazioni nell’omicidio.
Sempre nello Stato dell’Uttar Pradesh, un’altra donna ha accusato quattro poliziotti di averla stuprata all’interno del commissariato di Hamipur, dove si era recata per chiedere il rilascio del marito: “Alle 23.30, quando non c’era nessuno, il vice-ispettore mi ha portato nel suo ufficio e mi ha violentata”, ha detto la donna ai microfoni della CNN-IBN, aggiungendo inoltre che la violenza è nata dopo il suo rifiuto di dare del denaro per ottenere il rilascio del coniuge.
Nelle vie del villaggio di Sarai Raja, nella zona di Mandhata, sempre nello stesso Stato, è stato trovato per terra il cadavere di un ragazzino di 15 anni, che secondo una prima ricostruzione sarebbe stato prima sodomizzato e poi ucciso.