“È fuori dalla storia negare la responsabilità della politica, anche della mia parte parte politica”: Matteo Renzi chiarisce la sua posizione sullo scandalo Mose, allontanandosi dagli esponenti renziani che hanno deciso di prendere le distanze sulle inchieste della magistratura. E per il premier questo è il momento di una “riforma radicale”, di un “forte cambiamento del processo amministrativo, dell’impostazione della procedura pubblica degli appalti”.
“Nel caso della corruzione quello che abbiamo da dire lo diremo senza preoccuparci delle ripercussioni sui nostri”, assicura il segretario dei democratici, ospite di La Repubblica delle Idee “Se c’è nel Pd chi ruba va a casa a calci nel sedere esattamente come chi è negli altri partiti. Non c’è Pd e non Pd. Ci sono ladri e non ladri”.
Insomma, l’anticorruzione diventa un fondamento per il presidente del Consiglio che ha messo il governo al lavoro per un intervento “strutturale” che cambi le cose. Entro la settimana prossima dovrebbe arrivare il provvedimento che concede i poteri a Cantone che “Non è un super pm o un uomo dotato di superpoteri che risolve tutto ma deve avere la possibilità reale di incidere sia sulla vigilanza che sulle procedure.
“Sull’anticorruzione mi gioco molto della mia credibilità. L’Italia perbene è pronta a dire basta ed è maggioranza”, ha proseguito sicuro Renzi. Il governo farà un intervento che “recuperi le raccomandazione della Commissione europea all’Italia” e poi arriverà la riforma più complessiva della giustizia che una volta e per tutte decreterà che i politici “che hanno violato la legge” non mettano “più piede in un ufficio pubblico se non per fare un certificato”.