Unknown rebel, il “rivoltoso sconosciuto”. È il soprannome di un ragazzo anonimo che divenne famoso in tutto il mondo quando fu fotografato durante la protesta di piazza Tienanmen il 4 giugno 1989. Nelle immagini immortalate venticinque anni fa, svetta questa esile figura di un uomo, in piedi, mosso da un’energia interiore che lo fa sentire invincibile, capace di fermare da solo una fila di carri armati.
Una brutale repressione soffocò nel sangue le proteste di studenti e lavoratori cinesi in piazza Tiananmen a Pechino. In quella notte, che ha lasciato una cicatrice nella storia dell’umanità, l’Esercito di Liberazione Popolare uccise centinaia di persone scese in piazza per chiedere libertà e democrazia. È tuttora incerto il numero dei morti, che varia da un centinaio ad alcune migliaia di vittime.
Gli stessi diritti che ancora oggi sono negati a molti cinesi. Alla vigilia dell’anniversario, infatti, si è verificata una nuova ondata di arresti preventivi e censure. La capitale è presidiata da centomila agenti del servizio di sicurezza e il motore di ricerca Google bloccato. L’alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha auspicato uno “sforzo di verità, in Cina, sui fatti di Tiananmen”, esprimendo allo stesso tempo “preoccupazione” in seguito all’arresto di decine di attivisti, avvocati e giornalisti cinesi.
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Ricordo le immagini in bianco e nero che venivano trasmesse per tv in quell'epoca e soprattutto la consapevolezza del grande dono di vivere in un paese occidentale libero e democratico. Una vita, la loro, in uno stato di regime autoritario così segnato che assurdo che ancora esista.