Quando iniziarono a lavorare nei call center, dieci anni fa, erano neo laureati. Adesso tantissimi operatori del settore tra i 35-40 anni, sposati con famiglia, hanno fatto di quel lavoro “temporaneo”, quello per fare due soldi per capire “cosa fare”, un impiego fisso. Pieno zeppo però di problematiche. E oggi sono proprio loro a portare nel cuore della Capitale la loro protesta.
>GUARDA LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE
L’hanno chiamato il “No delocalizzazione day”, dedicando questa protesta a una delle ombre che oscura il loro futuro professionale: il timore di perdere il lavoro a causa del fenomeno della delocalizzazione, il trasferimento del lavoro all’estero. Il mercato spinge verso l’Est Europa e le gare vanno al massimo ribasso.
E se da un lato c’è la fascia “senior” degli operatori del settore, dall’altro ci sono i giovani di adesso che sanno di vivere in un momento di crisi e non hanno intenzione di lasciarsi sfuggire il posto conquistato. Oggi insieme a loro ci sarà anche il segretario della Cgil Susanna Camusso, che ormai sembra in guerra aperta con Renzi.
Quel Matteo Renzi che ha risposto all’emergenza giovani con la liberalizzazione dei contratti a termine. da un lato c’è il governo che vuole aumentare l’occupazione con la libera assunzione per tre anni, dall’altro la Cgil infuriata per una proposta che “aiuta” la precarietà.
Mentre i poteri forti si scontrano, i lavoratori si rimboccano le maniche e provano a rafforzare la propria voce per far capire al tavolo del Ministero per lo Sviluppo economico che si sta occupando del settore che 100 mila posti di lavoro a rischio sono un fardello che l’Italia non può permettersi.