L’abdicazione del re di Spagna, sebbene prevista dalla Costituzione, non è regolata da nessuna legge. La vicenda, non avendo precedenti, ha sollevato delle questioni burocratiche che fanno attendere il passaggio della corona da Juan Carlos al figlio Felipe.
Non è nemmeno chiaro quale sarà lo “status” di Juan Carlos, che rimane re fino al giuramento di Felipe, che dovrà avvenire durante una sessione congiunta delle cortes, Camera e Senato: non si sa se godrà dell’immunità giuridica a meno che il decreto di abdicazione non includa una clausola apposita.
Il consiglio dei ministri straordinario ha approvato un apposito decreto legge, composto da un unico articolo, che sarà presentato a Camera e Senato con procedura d’urgenza e l’iter per la successione inizierà il 16 giugno.
Il governativo “Partido popular” e “Partido socialista obrero espanol” all’opposizione hanno già espresso il loro appoggio alla legge. Mentre il resto della formazione politica, con a capo “Izquierda Plural” in testa, preme per un referendum che rimetta in discussione la forma di Stato.
Così come i collettivi e i centri sociali che su internet si sono organizzati per mettere in piedi delle proteste contro la monarchia: più di 60 le manifestazione organizzate e oltre 20 mila le persone scese in piazza a favore della Repubblica.