Quando Massimo Troisi è venuto a Trapani per giocare la “Partita del cuore”, mio padre mi portò una sua foto, scattata da mia madre mentre era disteso a bordo campo.
Io avevo solo dieci anni ma già mi faceva simpatia. Quella foto la conservo ancora.
Quel ragazzo napoletano aveva conquistato tutti con la sua genuina timidezza, con il suo goffo modo di dire le cose pungenti, con la sua onestà disarmante. Nel 1994, a soli 41 anni, è morto, lasciando un vuoto che nessuno è più riuscito a colmare. Ha ragione Maria Grazia Cucinotta quando dice che in molti ci hanno provato ma nessuno lo ha potuto eguagliare in fatto di carisma.
Il successo è arrivato in modo inaspettato con “Ricomincio da tre” ed è stata una premiazione continua. Nessuno ci poteva credere. Dopo la morte della mamma, Massimo è stato coinvolto dagli amici a prendere parte a un corso di recitazione in parrocchia. E sul palco per tutti è stato un nuovo inizio.
“Scusate il ritardo” è il titolo di uno dei suoi film. Lo slogan è stato usato nel campionato 86-87 dopo che il Napoli ha vinto il primo scudetto trascinato da Maradona. E di recente, è stato stampato anche nelle magliette del Palermo, ma forse nessuno ha pensato che si trattasse di una citazione cinematografica.
Con “Non ci resta che piangere” ci ha regalato un capolavoro di ironia: per capire alcune battute, se non si è napoletani, bisogna rivedere più volte la stessa scena ma non importa. Massimo Troisi faceva sorridere solo guardandolo. E allo stesso modo ci ha fatto commuovere con “Il postino”, con quelle mollette che facevano da orlo al pantalone e quella faccia sempre sporca.
Il suo cuore, così grande, così generoso, ha smesso di battere troppo presto. Ma il suo ricordo è ancora vivo nella memoria di tutti.