La Sicilia è la quarta regione per reati legati al ciclo del cemento. Ed è anche la regione in cui sono ancora in piedi le circa 5000 case costruite sulla spiagge di Castelvetrano-Selinunte e Campobello di Mazara: solo una piccola parte delle circa 50.000 stimate su tutte le coste siciliane, le 560 case ricadenti nella zona di massima tutela della Valle dei Templi, le oltre 400 della Riserva della Foce del fiume Simeto, i circa 360 immobili di Pizzo Sella – “la collina del disonore” – , di cui 300 sono solo degli scheletri.
Lo denuncia Legambiente Sicilia, il cui presidente Mimmo Fontana che parla di “vicende gravissime, come l’intimidazione subita a Campobello di Mazara dall’architetto Marino (dipendente dell’ufficio tecnico del piccolo comune, dove qualche giorno fa è stata recapitata una pistola giocattolo, ndr) e quindi dalla Commissione straordinaria insediatasi dopo lo scioglimento per mafia del Comune, ci raccontano quanto nella realtà siciliana sia ancora forte il peso di quella politica che incoraggia la distruzione del territorio. Lo sforzo di chi sta cercando di riportare la legalità in luoghi devastati non solo fisicamente ma soprattutto socialmente da quella politica va sostenuto perché sono fondamentali per il futuro dell’intera Sicilia. È invece evidente che non tutta la politica sta andando in questa direzione”.
Molto è stato fatto ma tanto è ancora da fare. Oggi alle 10,30, nel Villaggio Azzurro, alla foce del fiume Simeto, saranno abbattute cinque costruzioni abusive. Negli ultimi decenni l’abusivismo è molto cambiato. “Si è orientato verso localizzazioni – spiega ancora Fontana – per le quali si valutava più facile ottenere una sanatoria. Mentre negli anni settanta/ottanta il fenomeno si concentrava soprattutto nelle aree di maggiore pregio ambientale, prevalentemente aree protette o spiagge, dopo che il condono del 1985 ha escluso la sanabilità degli immobili ricadenti in aree di vincolo assoluto la gran parte degli abusi successivi si sono avuti in aree agricole. Negli anni seguenti la prima sanatoria, quindi, in vista di una possibile condonabilità degli immobili, l’obiettivo degli abusivi siciliani è stato quello del superamento dei vincoli relativi, paesaggistici o idrogeologici, piuttosto che quelli assoluti. Per fortuna la successiva sanatoria del 2003 non ha consentito il condono nelle aree a vincolo relativo ma, in compenso, non si sono nemmeno avviate le demolizioni”.
Nei mesi scorsi si è diffusamente discusso di un parere del CGA (Consiglio di Giustizia amministrativa, ndr), relativo a un ricorso straordinario (fatto proprio dal governo Crocetta che ha prima accolto il ricorso e poi la redazione di una circolare nel gennaio 2014), che prefigura la possibilità di riaprire la porta alle sanatorie rigettate dall’ultima legge, quella del 2003.
“Parere sottolinea Fontana – che non solo alimenta molte perplessità in termini di diritto – contraddice la giurisprudenza della Consulta, della Cassazione Penale e del Consiglio di Stato, peraltro eludendo le letture più contemporanee dellart.9 della Costituzione che impone a tutti gli organi dello Stato la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, ma è diventato l’argomento più usato da coloro che vogliono riportare indietro le lancette del tempo. Ovviamente si tratta di un semplice parere e da esso non discende alcun obbligo per le amministrazioni che correttamente hanno finora rigettato la sanatoria per gli abusi ricadenti in aree vincolate. È però evidente che in molti ritengono di poterlo utilizzare strumentalmente per potere continuare ad eludere gli obblighi di legge (acquisizione e demolizione), in un momento in cui cominciano ad arrivare le diffide dalle Procure.
“Qualora si dovesse davvero riaprire – conclude Fontana – in coerenza con tale parere del CGA e della successiva circolare, qualche procedimento di sanatoria, provvederemo a impugnarlo immediatamente in ogni sede. Provvederemo inoltre a chiedere alle procure competenti la verifica di ulteriori eventuali responsabilità che potrebbero configurarsi a carico di coloro dovessero interpretare la norma vigente in modo difforme da quanto è avvenuto negli ultimi undici anni, dal 2003 a oggi. Anni nei quali tale interpretazione restrittiva ha retto a ogni tipo di verifica in sede giudiziaria. Verifica che dovrà riguardare l’operato di funzionari comunali e della regione, soprattutto qualora si tratti (come abbiamo letto sugli organi d’informazioni in riferimento al caso di Palermo) di abusi ricadenti in zone a rischio idrogeologico elevato.Chiediamo, inoltre, al governo Crocetta di revocare in autotutela la circolare con la quale faceva proprio il parere del CGA”.