Un bomba in uno stadio, a Mubi, nel nord della Nigeria: l’esplosione e oltre 40 morti. I terroristi islamici di Boko Haram non si fermano e la lunga scia di sangue che segna il loro passaggio sembra non finire: dopo il rapimento di 200 liceali, costrette a convertirsi all’Islam per restare in vita, e i continui attacchi nei villaggi, i ribelli che vogliono rovesciare il governo federale ed eliminare la presenza cristiana in Nigeria colpiscono senza pietà in uno grosso luogo di ritrovo.
La bomba allo stadio di Mubi non è stato l’unico attacco degli ultimi giorni: sarebbero morte diverse persone nel Borno, al confine con il Camerun, una delle aree più colpite da Boko Haram. Secondo i testimoni, alcuni guerriglieri avrebbero aperto il fuoco sugli abitanti dei villaggi dalle loro macchine, appiccando poi fuoco alle case.
L’utilizzo delle bombe fa paura: appena 100 giorni fa Boko Haram aveva puntato su Jos, piazzando due ordigni in un mercato e uccidendo 100 persone. Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha definito questi massacri “malvagità crudeli” e descrivendo i guerriglieri di Boko Haram come persone senza “paura e vergogna. Fanno quello che vogliono”.
La palla adesso passa alla comunità internazionale, con il Palazzo di Vetro che ha già deciso di inviare un osservatore speciale in Nigeria. L’Onu ha inserito il gruppo di Boko Haram nella lista delle organizzazioni terroristiche legate ad Al Qaida.