Le segreterie dei sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf Sal e Usigrai hanno indetto uno sciopero e una manifestazione per l’11 giugno a Roma contro il taglio da 150 milioni deciso dal governo. Ma non tarda ad arrivare la risposta del governo che spiega che il taglio di 150 milioni alla Rai previsto dall’articolo 21 del Dl Irpef “resta e l’esecutivo è invece disponibile – chiarisce il ministro all’Economia Enrico Morando – disponbile a valutare l’esclusione della televisione pubblica dall’articolo 20 che taglia sulle partecipate”.
Ma, come si legge in una nota, per i sindacati si tratta di “un taglio drastico che non colpisce gli sprechi ma i posti di lavoro, creando le condizioni per lo smantellamento delle sedi regionali e ancor peggio per la svendita di RaiWay alla vigilia del 2016 (data in cui dovrà essere rinnovata la concessione per il servizio pubblico), lasciando intravedere inquietanti ritorni a un passato fatto di conflitti di interessi e invasione di campo dei partiti e dei Governi – si legge ancora nella nota – Indicare in Raiway e nelle sedi regionali i luoghi verso cui operare vendite o riduzioni significa infatti far morire la Rai e compromettere seriamente il rinnovo della concessione per il servizio pubblico”.
“Il dibattito sul fatto che in tempi di crisi anche la Rai deve contribuire al risanamento del paese – continua la nota – risulta infatti affascinante quanto fuorviante, perché nasconde, dietro un’affermazione condivisibile, un’operazione poco trasparente, che rischia di mettere in ginocchio il servizio pubblico e la tenuta occupazionale nella più grande azienda culturale del paese”.
“Altro tema, lo abbiamo già detto, è quello della discussione su come ridurre gli sprechi e riformare la più grande azienda culturale del paese, rispetto al quale i sindacati sono come sempre disponibili al confronto. Un confronto – conclude la nota – che non può avvenire se il campo non verrà sgombrato dall’idea che la rete possa essere usata per fare cassa”.