Beni per un valore di 13 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Reggio Calabria all’imprenditore Nicola Romano, 49 anni, di Antonimina, ritenuto dagli investigatori legato alla cosca della ‘ndrangheta dei Cordì di Locri. Romano è stato coinvolto nel 2012 nell’inchiesta dei carabinieri chiamata ‘Saggezza’ dalla quale era emerso il suo ruolo di di capo del locale di Antonimina. Tra i beni sequestrati ci sono 4 aziende, 47 immobili e conti correnti.
Secondo gli inquirenti Romano ha rivestito un ruolo di primissimo piano nell’ambito dei clan operanti nella fascia ionica reggina, in qualità di capo del “locale” di Antonimina (RC), come evidenziatosi dalle risultanze investigative dell’operazione “Saggezza” dell’ottobre 2012, condotta da personale del comando provinciale dell’arma dei Carabinieri di Reggio Calabria.
Romano secondo quanto emerso dalle indagini, svolgeva il ruolo apicale di “capo consigliere” della “Sacra Corona”, struttura criminale con a capo Vincenzo Melia. Secondo le accuse, Romano, avvalendosi della collaborazione e dell’interposizione fittizia di altri soggetti a lui legati si è garantito, attraverso le ditte di cui è risultato essere effettivo titolare, l’accaparramento di lavori nel settore dell’edilizia pubblica ricadenti nella zona di influenza della cosca di riferimento.
Romano, in merito alle accuse mossegli nell’operazione Saggezza, è stato rinviato a giudizio con decreto del 3.10.2013 del GIP di Reggio Calabria per 35 capi di imputazione. Le determinazioni dei Giudici della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria sono scaturite da una articolata ed esaustiva attività di indagine patrimoniale, condotta dal Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria, volta a verificare le modalità di acquisizione del cospicuo patrimonio societario e personale riconducibile a Romano, il quale negli ultimi anni aveva incrementato in modo esponenziale la propria attività con l’accaparramento di numerose commesse pubbliche non solo in Calabria, ma anche in tutto il territorio nazionale e nel Nord Italia. In particolare avrebbe agevolato, oltre che le proprie, anche le aziende del genero Massimo Siciliano.
Gli accertamenti hanno evidenziato sproporzione tra gli investimenti effettuati da Romano rispetto alle risorse lecite di cui poteva disporre lo stesso unitamente al proprio nucleo familiare. Con il provvedimento adottato a carico del Romano è stato disposto il sequestro del patrimonio riconducibile al medesimo, stimato in circa 13 milioni di euro, tra cui figurano, in particolare:
(1) Intero Patrimonio Aziendale della “Ditta Individuale LA RADICA DI FAZZARI TERESA”, con sede in Antonimina (RC), esercente attività di fabbricazione di prodotti in legno;
(2) Intero patrimonio Aziendale e intero Capitale Sociale della “DUE MONTI LEGNAMI Srl” (Cf.02510480805), con sede in Antonimina (RC), esercente attività di commercio all’ingrosso di legnami
(3) Intero patrimonio Aziendale e intero Capitale Sociale della “M.A.R. Srl uni personale” (Cf. 02493030809), con sede in Antonimina (RC) attiva nel settore produzione calcestruzzo;
(4) Intero patrimonio Aziendale della “Ditta Individuale LE VIE DEL LEGNO DI POLLIFRONI Carmine”, (C.f.:PLLCMN 72D26L063P e P.iva nr.02261190801) con sede in Antonimina (RC), esercente attività di industria boschiva e di coltivazione ortaggi, colture olivicole e cerealicole;
(5) 47 immobili, tra cui circa 31 appezzamenti di terreno per un’estensione complessiva di circa 22 ettari di terreno coltivato, 7 appartamenti per civile abitazione, un capannone adibito a stabilimento industriale di circa 900 mq, diversi magazzini e fabbricati rurali;
(6) disponibilità finanziarie aziendali e personali in fase di quantificazione.