La guardia di finanza di Como, nell’ambito di un’operazione denominata “Polimero“, ha scoperto una maxifrode nel settore del commercio all’ingrosso di materiale plastico. È stata accertata l’emissione di fatture false per oltre 170 milioni di euro, 23 persone, tutte di nazionalità italiana, sono state denunciate per frode fiscale, contrabbando aggravato, falso e associazione a delinquere a carattere transazionale. Gli arrestati sono 9, mentre sono state effettuate 30 perquisizioni e sequestrati beni per circa 47 milioni di euro.
Le imprese nazionali ed estere coinvolte sono 14, si tratta di un’organizzazione criminale ramificata tra la Svizzera, il territorio nazionale e quello comunitario, facente capo a una persona di origine campane già destinatario di altre misure restrittive e tuttora latitante. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la regia della frode fiscale era di una holding elvetica facente capo al latitante, fiscalmente rappresentata in Italia da un commercialista comasco. Alcune società “conduit company” con sede in Svizzera e nell’Ue hanno introdotto nel territorio nazionale, con condotte fraudolente quali la presentazione di documentazione fittizia in dogana, migliaia di tonnellate di materia prima, che veniva veicolata solo ‘cartolarmente’. Numerose imprese nazionali hanno beneficiato del sistema di frode che, attraverso l’evasione dell’Iva a monte, ha consentito di effettuare acquisti a valori sensibilmente inferiori a quelli di mercato e lesivi della concorrenza e di realizzare ingentissimi profitti.
Le condotte fraudolente riguardanti le fatture false, l’introduzione in contrabbando della materia prima e l’inottemperanza degli obblighi dichiarativi da parte delle società ‘cartiere’ hanno prodotto un danno all’erario di oltre 50 milioni di euro, per il quale è stato disposto un sequestro per equivalente per 47 milioni di euro. Al momento le indagini hanno permesso di ricostruire l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 170 milioni di euro, l’evasione di 62 milioni di euro di ricavi non dichiarati dalle società cartiere, di 7 milioni di euro di Iva e di 650 mila euro di diritti doganali.