Riccardo Viti non avrebbe voluto uccidere Andreea Cristina Zamfir: l’assassino della donna trovata senza vita, crocifissa a un palo, sotto un cavalcavia nella periferia di Firenze. “Non sono ciò che vogliono descrivermi, cioè un serial killer“, ha detto Viti, in una lettera inviata dal carcere alla madre della vittima, anticipata dalla trasmissione di Rete4 Quarto Grado: “Sono una persona che quella maledetta notte ha perso il controllo della situazione e che non avrebbe mai pensato e voluto che la ragazza morisse”.
“Vorrei farle sapere scrive quanto sono costernato per la perdita che le ho causato”, scrive Viti, che era stato descritto dai suoi vicini come una persona cortese, un po’ strana, “a volte infantile”. Nessuno nel quartiere Rifredi avrebbe mai sospettato di quell’uomo schivo, sposato con una ragazza dell’Est, idraulico legato ancora alla sua famiglia tanto da vivere nell’appartamento comunicante con quello dei genitori.
Ma se da un lato c’è la visiona “umana” di Viti, dall’altro c’è quello che è successo ad Andreea Cristina Zamfir e le sevizie a decine di prostitute che sono riuscite, tramite i loro racconti, a portare la polizia sulla strada giusta. Appena è stato arrestato, Viti aveva subito detto: “Ho fatto una bischerata” e poi “Faccio questa cosa per un senso di rivalsa”.