Il catasto nazionale dei ghiacciai, realizzato dall’Università di Milano in collaborazione con l’associazione EvK2CNR e il Comitato glaciologico italiano, mette in luce una situazione preoccupante: dal 1984, il “cuore freddo” delle nostre montagne è diminuito del 40 per cento.
L’aumento su base numerica (negli anni’50 erano 824, oggi 896) non è infatti da considerare un fattore positivo, in quanto deriva dall’intensa frammentazione, tanto da far passare la superficie dai 609 km2 degli anni ’80 ai 368 km2 attuali, tanto quanto la superficie del lago di Garda.
Il riscaldamento globale causa lo sfaldarsi degli strati, causando conseguentemente una massiccia crescita dei cosiddetti “ghiacciai neri”: questi ultimi derivano dal ritiro dei ghiacci, che provoca il distacco delle pareti rocciose di quantità di detriti sotto forma di sassi. Le pietre che si staccano creano in questo modo una sorta di strato protettivo che protegge appunto il ghiaccio sottostante: “La loro superficie è aumentata del 20 per cento dagli anni Sessanta a oggi, formando uno strato che potrà forse regalare qualche anno di vita in più ai nostri ghiacciai” hanno spiegato i ricercatori riguardo questo meccanismo di autodifesa.
“Nonostante sia tutt’ora in atto una lunga fase di regresso glaciale, l’incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di fusione, mentre l’incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe aumentarla – affermato il professore Claudio Smiraglia, del Dipartimento di Scienze della Terra – La variabilità meteo-climatica, con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, favorirebbe inoltre periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa. A fine estate 2013, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate dell’inverno 2012-2013. È chiaro che, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella del 1965-1985. Vista l’indiscussa funzione dei ghiacciai come indicatori del cambiamento climatico in atto, diventa quindi sempre più importante che ciascuno di noi adotti uno stile di vita responsabile, preservando le risorse naturali che ci circondano”.
Attualmente, in Italia la dimensione media dei corpi glaciali si attesta sui 0,4 chilometri quadrati, eccezione fatta per i Forni in Lombardia, il Miage in Valle d’Aosta e il complesso Adamello Mandrone, tra Lombardia e Trentino, che superano i 10 chilometri quadrati.