Oltre tremila persone sono state denunciate dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Cosenza per una truffa all’Inps di oltre 13 milioni di euro.
Trenta persone sono state fermate perché ritenute responsabili di un enorme raggiro che avrebbe coinvolto circa tremila falsi braccianti agricoli. La truffa si è concretizzata nella costituzione ad hoc di aziende con centinaia di lavoratori dipendenti che, in realtà, lavoravano solo sulla “carta” su terreni di ignari o, addirittura, inesistenti committenti.
Si tratta di una delle maggiori truffe ideata e messa in pratica in Calabria ai danni dell’istituto di previdenza sociale. Il “sistema” ha assunto, nel tempo, una vastità tale da coinvolgere migliaia di soggetti reclutati soprattutto in ambito familiare assumendo, in alcune circostanze, la valenza di “ammortizzatore sociale” nei confronti di persone meno abbienti.
La realizzazione della truffa si è concretizzata nella costituzione ad hoc di aziende agricole nella zona di Corigliano Calabro (CS), di Rossano (CS), di Cassano allo Ionio (CS) e comuni limitrofi con centinaia di lavoratori dipendenti, che, in realtà, lavoravano solo sulla “carta”, presso terreni di ignari o, addirittura, inesistenti committenti. L’organizzazione criminale, in effetti, ha dapprima artatamente costituito “sulla carta” aziende agricole che erogano servizi in agricoltura a committenti proprietari di terreni destinati alla coltivazione e, successivamente, predisposto false scritture private, attestanti false prestazioni di lavoro agricolo.
Il sodalizio criminale ha così attestato sistematicamente e falsamente giornate lavorative in agricoltura a 3000 compiacenti falsi braccianti, permettendo agli stessi l’indebita percezione di spettanze previdenziali, nonché la maturazione di congrui periodi assicurativi ai fini pensionistici.
A fronte delle false attestazioni, l’INPS, negli anni dal 2006 al 2011, ha, infatti, erogato ai fittizi lavoratori agricoli quasi 13 milioni di euro di indennità di disoccupazione, assegni familiari ed indennità di malattia e/o maternità. Infine, è stato determinato che l’illecito ha permesso ai fermati di ricevere, dai compiacenti falsi braccianti, quasi 5 milioni di euro a fronte delle false attestazioni sulla base del seguente “tariffario”: 700 euro per 51 giornate, 1.400 euro per 102 giornate e 2.100 euro per 153 giornate.