Angelo Frigeri ha agito da solo: la morte violenta della famiglia Azzena è stata opera sua. Ne sembrano sicuri gli inquirenti che nel pomeriggio hanno tenuto una conferenza stampa a Sassari sul triplice omicidio di Tempio Pausania: il trentaduenne incensurato, artigiano che stava eseguendo i lavori nell’abitazione di Giovanni e Giulia, è il sospettato numero uno.
“Elementi certi hanno portato al fermo dell’autore”, ha spiegato il procuratore di tempio, Domenico Fiordalisi, che poi ha aggiunto dettagli alla terribile vicenda: “Il ragazzino, testimone scomodo, è stato ucciso con modalità atroci”. L’uomo conosceva molto bene gli Azzena, tanto da essere considerato un amico di famiglia: aveva le chiavi di casa ed è con quelle che entrato nell’abitazione. Frigeri inizialmente ha riferito di essere stato costretto da terzi ad aprire la porta ma i giudici sembrano non credergli.
Il dettaglio più spaventoso riguarda proprio l’uccisione di Pietro, il figlio di 12 anni di Giovanni e Giulia: gli inquirenti non escludono che il bambino sia stato torturato e che la madre sia stata picchiata e uccisa nel tentativo di difenderlo.
Sul movente che ha portato alla strage si deve ancora fare chiarezza: la pista più accreditata embra essere quella legata ad una vendetta nel mondo degli usarai o delle loro vittime. Nel 2008, infatti, Giovanni MariaAzzena venne arrestato insieme ad altre due persone, Osvaldo Premuselli, assicuratore di Tempio, e Piero Dati, imprenditore napoletano, nell’ambito di un’inchiesta su una serie di prestiti a strozzo, con tassi di interesse dal 50 al 200 per cento, sfociata in un processo che è tutt’ora in corso.