Angelo Frigeri, 34 anni amico di famiglia delle vittime, è stato fermato dai carabinieri del Comando provinciale di Sassari e della Compagnia di Tempio, per il il massacro della famiglia Azzena nella cittadina sarda di Tempio Pausania. Frigeri, un artigiano che si occupa di impiantistica, si è contraddetto ed è poi crollato durante l’interrogatorio. Aveva le chiavi di casa Azzena per poter effettuare alcuni lavori: sarebbe stato lui ad aprire la porta ai killer che lo minacciavano.
Le dichiarazioni che aveva rilasciato agli inquirenti erano sembrate sin da subito lacunose, e dopo una lunga notte di interrogatorio l’uomo, incensurato, ha raccontato alcuni particolari legati al brutale massacro di Giovanni Maria, 50 anni, della moglie Giulia Zanzani, 48, e del piccolo Pietro, di soli 12 anni.
SI CERCANO I COMPLICI – L‘uomo non era solo. Gli investigatori hanno esaminato le immagini delle telecamere di sicurezza di alcuni locali pubblici adiacenti via Villa Marina, a pochi passi dal negozio di calzature della famiglia Azzena e dalla loro abitazione. Nei video si vede un uomo uscire da casa ed entrare nel negozio e poi tornare indietro con una busta, forse del materiale o documenti: l’uomo si vede chiaramente che aveva con sé le chiavi di casa. Insieme a lui, che probabilmente stava completando dei lavori nella casa di via Villa Bruna, c’erano altre due persone.
L’OMICIDIO – Sarebbero stati strangolati con i cavi del computer di casa e colpiti con una spranga o un altro oggetto contundente: maggiori dettagli saranno forniti dal personale medico dell’Istituto di patologia forense di Sassari e dal medico legale Salvatore Lorenzoni che hanno eseguito l’autopsia dei tre cadaveri.
IL MOVENTE – I carabinieri della Compagnia di Tempio e i colleghi del Comando provinciale di Sassari stanno sentendo amici, parenti e conoscenti delle vittime alla ricerca di un movente: al momento la pista più accreditata sembra essere quella legata ad una vendetta nel mondo degli usarai o delle loro vittime. Nel 2008, infatti, Giovanni Maria Azzena venne arrestato insieme ad altre due persone, Osvaldo Premuselli, assicuratore di Tempio, e Piero Dati, imprenditore napoletano, nell’ambito di un’inchiesta su una serie di prestiti a strozzo, con tassi di interesse dal 50 al 200 per cento, sfociata in un processo che è tutt’ora in corso.
I PRECEDENTI PER USURA – Nonostante in paese Azzena sia descritto come una persona gioviale e serena, sempre sorridente, dalle indagini dell’epoca era emersa un’altra lettura del suo carattere. Da una intercettazione telefonica, in particolare – riproposta da L’Unione Sarda – si trae l’immagine di un uomo duro con i deboli, i poveracci a cui avrebbe prestato i soldi con interessi vorticosi. “Io sono buono ma divento molto cattivo, molto cattivo hai capito, io so che sei venuto a domandarmi i soldi piangendo e te li ho dati”, questa la registrazione della chiamata. I carabinieri stanno ora lavorando sul fronte dei commercianti che si sarebbero rivolti a lui per i prestiti, vittime dell’epoca che probabilmente saranno sentite dagli inquirenti nelle prossime ore.
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