I dati parlano chiaro: i paesi a più alto rischio sismico in Europa sono quelli che si affacciano sul Mediterraneo e quelli balcanici. Il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Gian Vito Graziano traccia un quadro basandosi sui numeri registrati nell’archivio storico dei terremoti europei (European Archive of Historical Earthquake Data).
“Sono 1100 le faglie attive in Europa – riferisce Graziano – per una lunghezza complessiva di ben 64.000 chilometri. Molte di esse si sviluppano a mare, spesso a poca distanza dalle terre emerse”. Si tratta quindi dell’Italia, della Grecia, passando per Romania, Macedonia e Bulgaria, sino alla Turchia, il Paese a più alto rischio terremoti.
Inoltre la zona del Tirreno meridionale, sottolinea Graziano, “è caratterizzata da una sismicità molto profonda, dovuta al processo di subduzione della litosfera ionica sotto la Calabria, così come è evidente un’elevata sismicità crostale al largo delle coste settentrionali della Sicilia”.
Le evidenze emerse sono state diffuse alla vigilia della assemblea della Federazione Europea dei Geologi, il 29 maggio a Palermo, con geologi dei 22 Paesi aderenti alla Federazione. Grazie al progetto SHARE, finanziato dall’Ue, che ha combinato i dati a partire dall’anno 1000, provenienti da più di 30.000 terremoti europei con magnitudo maggiore o uguale a 3,5 gradi Richter, si è scoperto che oltre alle grandi aree del Mediterraneo e dei Balcani, sono esposte al rischio altre zone più limitate, ma localizzate vicino a città importanti e densamente popolate, come Bruxelles, Lisbona e Budapest.
Gli esperti si confronteranno non solo sui terremoti ma anche su alluvioni, materie prime, risorse, acque. “Ragionare insieme è necessario per indirizzare le future politiche comunitarie e dei singoli Stati sulla conservazione del patrimonio edilizio, sulla sicurezza di infrastrutture strategiche come scuole e ospedali, e non ultima per la sicurezza di infrastrutture rilevanti come ponti e dighe. Lo faremo con lo stesso spirito con cui la Commissione Europea intende rafforzare la cooperazione europea in materia di protezione civile nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale 2014-2020″.