Potrebbe slittare, rispetto al termine di giovedì 22 maggio indicato ieri da autorità libanesi, la data di consegna di Marcello Dell’Utri all’Italia. Lo hanno detto oggi fonti qualificate a Beirut, sottolineando che anche dopo il sì ufficiale all’estradizione sarà necessario “qualche giorno” per organizzare il trasferimento.
“Attendiamo le disposizioni delle autorità libanesi”, si è limitato a dire da parte sua il Guardasigilli Andrea Orlando. Intanto sono state rafforzate le misure di sorveglianza nell’ospedale Al Hayat nel sud di Beirut, dove l’ex senatore di Forza Italia è ricoverato in stato di detenzione dal 16 aprile. Due agenti armati di mitra rimangono di guardia davanti alla porta chiusa della stanza al quarto piano che ospita Dell’Utri, mentre il loro comandante dice a chi si presenta che non sono ammessi visitatori.
Ieri il ministro della Giustizia libanese, Ashraf Rifi, aveva detto che probabilmente tra “mercoledì e giovedì” dovrebbero essere state apposte tutte le firme necessarie sul decreto di estradizione: oltre alla sua, quelle del ministro delle Finanze, del primo ministro e del presidente della Repubblica, Michel Suleiman.
Quindi, aveva aggiunto, “giovedì il signor Dell’Utri potrebbe essere in Italia”. Ma le fonti contattate oggi hanno sottolineato che, una volta notificato il decreto di estradizione ai ministeri degli Esteri, della Giustizia e dell’Interno italiani, gli uffici dell’Interpool a Roma e Beirut dovranno concordare la data della consegna e a quel punto alcuni agenti dell’Interpool saranno inviati dall’Italia con un aereo di linea per prelevare Dell’Utri.
I tempi dipenderanno quindi anche dagli orari dei voli. Comunque le fonti hanno sottolineato che “molto difficilmente” tali operazioni potranno essere completate in un solo giorno.
Si tratta semplicemente di tempi necessari per organizzare dal punto di vista pratico l’estradizione, hanno tenuto a sottolineare le fonti, evidenziando la celerità con cui le autorità libanesi hanno espletato finora le pratiche richieste. Anche Rifi ha chiarito ieri che “non vi è stata nessuna pressione di carattere politico, né dall’Italia né in Libano” e che per Beirut si tratta di “una normale estradizione”.
Smentite quindi anche notizie che erano circolate su presunti contatti con l’ex presidente libanese Amin Gemayel che avrebbero potuto aiutare Dell’Utri ad evitare l’estradizione. “Qui abbiamo problemi più grandi a cui pensare, prendetevelo”, aveva detto ieri un politico vicino allo stesso Gemayel, il ministro del Lavoro Sejaan Azzi.
A confermare la gravità di questi problemi è venuto oggi anche un nuovo avviso dell’ambasciata italiana ai connazionali perché si tengano lontani da sedi istituzionali come la Banca Centrale, ministeri, caserme dell’esercito e di organi della polizia, non potendosi escludere attentati nella delicata situazione che vede le forze politiche avverse per ora incapaci di raggiungere un accordo per l’elezione del nuovo presidente, a otto giorni dalla scadenza del mandato di Suleiman.