Politica e cronaca giudiziaria negli ultimi giorni hanno camminato a braccetto. Bella novità, direte voi. Di fronte al tintinnio delle manette, il popolo di solito si divide in forcaioli e garantisti. Al Parlamento, per la verità, non ci sono state molte divisioni nel votare l’autorizzazione all’arresto del deputato nazionale Francantonio Genovese (voto 3): 371 sì e 39 no. Il deputato, “tradito” anche dai suoi compagni di partito, ha anticipato tutti e si è costituito nel carcere messinese di Gazzi. Ha già annunciato che chiederà i domiciliari (ma la Procura non è d’accordo) perché in carcere – come dargli torto – sono Gazzi amari.
L’interrogatorio dell’ex ministro Claudio Scajola (voto 3), arrestato con l’accusa di avere favorito la latitanza di Amedeo Matacena, è durato sette ore ed è stato secretato. Secondo il suo legale, l’ex ministro ha risposto a tutte le domande “fornendo spiegazione a tutti i fatti addebitati”. A sua insaputa.
Mi auguro, per Scajola, che non sia vero. Quando l’ex ministro, nel 2010, sostenne che la casa vicino al Colosseo era stata pagata (per due terzi) da altri “a sua insaputa” (voto 2) fece ridere l’Italia intera ma fu assolto al processo. Chissà che non ci abbia riprovato anche stavolta: “Matacena? Se l’ho conosciuto è stato a mia insaputa”.
E poi c’è la storia del condannato Marcello Dell’Utri, di cui la stampa italiana continua a nascondere la verità. Si è parlato delle difficoltà e delle lentezze burocratiche per ottenere l’estradizione e invece il “gioco” è tentare di lasciarlo agli altri. Il ministro del lavoro libanese Sejaan Azzi (anche questi sembrano Azzi amari) ha detto testualmente. “È un problema italiano, non del Libano. Qui abbiamo problemi più gravi. Prendetevelo” (voto 10 per la schiettezza). Sembra che Napolitano e Renzi, che dovrebbero firmare il decreto, abbiano detto: “Tenetevelo, che anche qui ci sono problemi seri”. E difatti, nel giro di 24 ore, sono già slittati i tempi previsti per il rientro. Secondo indiscrezioni è già cominciata in gran segreto la trattativa Stato-Libano. “Noi vi diamo Dell’Utri, Matacena e Scajola e voi ci date un terrorista”. Ma quelli non hanno abboccato.
Altro 10 a Matteo Renzi, professionista coerente che dimostra di non essere meno di Beppe Grillo. Il comico genovese (con la g minuscola per non confonderlo con il Genovese di cui sopra) vent’anni fa faceva il comico in Tv con Pippo Baudo e continua a farlo ancora con Casaleggio. Esattamente come l’ex sindaco fiorentino che vent’anni fa imitava Silvio Berlusconi (voto 10 anche a Striscia la Notizia che ha scoperto questo vecchio e imperdibile filmato del 1996) e che ancora oggi imita in tutto e per tutto il Cavaliere di Arcore. E’ solo cambiato il palcoscenico: prima era il teatro parrocchiale di Rignano sull’Arno (Firenze), ora è il teatro Chigi (Roma). Ma si ride uguale.
La Sicilia (voto 9) è la prima regione italiana che punta davvero a una completa uguaglianza tra i suoi abitanti. La disoccupazione è alle stelle? Non c’è lavoro manco a inventarlo? La crisi ha già investito in pieno la metà delle famiglie? Al grido di viva la democrazia, per non fare odiose disparità, i deputati dell’Assemblea regionale siciliana (s.v.) hanno affrontato e risolto il problema: stipendi per nessuno, così non si fanno favoritismi. Anziché cercare una soluzione all’emergenza lavoro si è deciso di non approvare nemmeno questa settimana la “manovrina” (voto 2, quel diminutivo è tutto un programma) da 100 milioni che doveva mettere una pezza sul passato.
Del resto siamo soltanto a maggio: perché questa premura? Ora ci sono le elezioni, poi ci sarà il commento alle elezioni, poi il restyling del governo alla luce dei risultati delle elezioni, poi arriva l’estate e fa caldo, poi poi poi. Il presidente della Regione Rosario Crocetta (voto 3, troppo impegnato a fare proclami per occuparsi anche di amministrazione) ha invitato i siciliani a una mobilitazione. Stia tranquillo, presidente, la Sicilia si sta mobilitando. Ma forse non è esattamente come se l’aspetta, la mobilitazione.
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