La Giustizia libanese brucia le tappe sulla richiesta di estradizione di Marcello Dell’Utri. Solo due giorni dopo il primo interrogatorio dell’ex senatore di Forza Italia, la relazione del Procuratore generale è già arrivata oggi sul tavolo del ministro della Giustizia, Ashraf Rifi. È quanto ha riferito all’Ansa una fonte qualificata, secondo la quale il titolare del dicastero avrebbe già preso una decisione, che pero’ dovrà ora passare al vaglio del Consiglio dei Ministri, presumibilmente nella riunione di venerdì.
Non si sa quale sia la decisione che il ministro avrebbe preso, ma la velocità inusuale con la quale si sono svolti i vari passaggi fa pensare alla possibilità di un accoglimento della richiesta. Secondo altre fonti locali, la sostituta procuratrice Nada al Asmar, che ha studiato il caso e interrogato Dell’Utri, avrebbe espresso al Procuratore generale, Samir Hammud, parere favorevole all’accettazione della richiesta. Da parte sua Ahmad al Ayubi, il magistrato che segue da vicino il caso per il ministero della Giustizia, aveva detto ieri che Rifi aveva “insistito perche’ la questione fosse risolta senza ritardi”. Lo stesso Ayubi, inoltre, ha affermato che, una volta presa dal governo nella sua collegialità, la decisione non sarà “suscettibile di ricorso al Consiglio di Stato”, e quindi diventerà immediatamente esecutiva.
L’avvocato libanese di Dell’Utri, Akram Azoury, aveva parlato invece proprio della possibilità di presentare ricorso, ammettendo tuttavia che in tal caso una sospensione del provvedimento non sarebbe obbligatoria. Il legale, presente oggi in Procura a Beirut, ha insistito sulla sua richiesta, avanzata l’8 maggio al Procuratore generale, di rilasciare Dell’Utri, arrestato il 12 aprile scorso all’Hotel Phoenicia di Beirut, con la motivazione che l’Italia “ha violato il trattato di estradizione bilaterale”. La decisione finale, ha sottolineato ancora Azoury, sarà comunque “politica”, nel senso che ad esprimersi dovrà essere l’esecutivo nel suo complesso. In tale sede, ha aggiunto il legale, “la decisione potrebbe anche essere diversa” da quella raccomandata dalla magistratura e proposta dal ministro della Giustizia. Nell’esecutivo siedono forze di diversa tendenza, che concorrono ai delicati equilibri politici del Paese dei Cedri. In particolare il raggruppamento del ’14 marzo’, cui appartiene lo stesso ministro Rifi, sunnita, e quello dell’ ‘8 marzo’, su posizioni filo-siriane, di cui fa parte anche l’Hezbollah sciita.
Se la richiesta di estradizione venisse accettata, sarebbero necessari alcuni giorni per organizzare il trasferimento in Italia di Dell’Utri, condannato a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. All’operazione sarebbero interessati gli uffici dei ministeri italiani dell’Interno e della Giustizia, compresa l’amministrazione penitenziaria. Alcuni agenti dell’Interpol sarebbero inviati a Beirut con un aereo di linea per prendere in consegna Dell’Utri e poi fare ritorno in Italia con lo stesso mezzo. Sempre sul caso dell’Utri è intervenuto oggi il suo legale italiano, Giuseppe Di Peri, per precisare che l’ex senatore non ha mai affermato in dichiarazioni alla stampa che “se mi estradano vorrei essere affidato ai servizi sociali come il presidente Berlusconi” e che Mangano era per lui una persona “davvero speciale”, “un amico”. Secondo Dell’Utri, “l’unico riferimento è stato fatto esclusivamente ai servizi sociali ai detenuti, come attività umanamente utile, senza alcun cenno diretto o indiretto al presidente Berlusconi, mentre nulla è stato detto per quanto attiene la figura del Mangano”.
(fonte Ansa)